lunedì 28 giugno 2010

Quando i cavi erano solo Fulgor


Paolo Iannuccelli
Fulgor, un nome che gli abitanti di Latina appassionati di calcio abbinavano subito a un ‘ azienda che rappresentava più di un’azienda di normale esistenza terrena. Non abbiamo mai capito perché quei cavi elettrici prodotti al Piave erano così famosi, quasi trendy in una città in crescita. I genovesi , appena arrivati in città, facevano la fila per essere ricevuti nei salotti buoni della città, appartenere alla Fulgor – da gran  dirigente a semplice operaio – era sinonimo di qualità e capacità. Valli a capire. Si parlava genovese in piazza della Libertà, come a Carloforte, sull’isola di San Pietro,  fanno uso del tabarchino, lingua della Lanterna arrivata nel Settecento e mai mutata. Latina vedeva nel dottor Briasco il faro, in Dapelo la luce, tutti a fare domanda di assunzione in via del Crocifisso, quasi un nome che propone speranza. Una storia fatta di cavi, calcio, lavoro,  convocazioni, derby con il Latina nerazzurro, con un nome su tutti:  Eugenio Fascetti. Lui, viareggino, dopo aver giocato in serie A,  terminò la carriera di calciatore proprio a Latina, impiegato la mattina e atleta a fine carriera nel pomeriggio, durante gli allenamenti nel centro sportivo aziendale, un gioiello per quei tempi, con due campi attrezzati. Proprio “aziendali” venivano chiamati i calciatori che avevano in Fascetti il loro punto di riferimento, in poco tempo passarono dalla prima categoria alla serie D, un crescendo incredibile. Il segreto di tanti successi risiedeva nella bravura di “Neno” e nella certezza del posto di lavoro, cosa di primaria importanza. I tifosi della squadra  della Fulgorcavi erano i dipendenti, attivati a 1250 nel massimo splendore dell’azienda. Fascetti appese le scarpe al chiodo e cominciò una superba carriere da Mister, era un burbero che si faceva rispettare,  sapeva parlare ed ascoltare, cosa non facile per un trainer alle prime armi. Eppoi il vivaio. Una sorta di college, uno dei primi nel Lazio. I giocatori più giovani provenienti da Genova risiedevano alla Pensione Bellavista, venivano mandati qui per farsi le ossa. I migliori rappresentanti del prolifico settore giovanile gialloverde facevano il cammino inverso, arrivando a vestire la gloriosa casacca del Genoa. Tra i “profeti” del mondo giovanile cominciava a farsi strada Gino Bondioli, giramondo di professione.  Il primo derby tra Latina e Fulgorcavi si svolse il 12 ottobre 1975 con successo dei nerazzurri per 2 a1. Fu Lucaferri a gelare il Comunale con un gol all’inizio del confronto ma una doppietta di Franco Morano regalò un trionfo vero ai padroni di casa davanti a seimila persone. Un duecento – non di più – esultarono alla rete dell’undici di Fascetti. Al ritorno vinse sempre il Latina, grazie a un gol dell’eclettico Truant, genio e sregolatezza, un triestino .che faceva venire i brividi. Il fenomeno Fulgorcavi nel calcio durò poco. Briasco, nell’estate  del 1977, propose con grande sensibilità  una fusione con il Latina ma le carte federali lo impedirono. Il titolo sportivo di serie D prese la via di Terracina. A distanza di anni, viene da pensare che quello fu uno dei primi segnali di cedimento della Fulgorcavi azienda, non più forte come prima, pronta  a lasciare un punto fermo come il calcio.  .  

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