mercoledì 23 giugno 2010

NEXANS, non è un adieu

Teresa Faticoni
Un paio di ore per spegnere e riaccendere le speranze dei lavoratori Nexans. In una grigia giornata francese, nella sede della multinazionale in Rue Mozart a Clichy nella zona nord di Parigi, è calato un sipario di gelo sulle possibilità di mantenere il sito pontino. Nella mattinata il gruppo di cinquanta lavoratori accompagnati dai segretari delle categorie chimici delle organizzazioni sindacali ha incontrato i rappresentanti sindacali del Comitato aziendale europeo. «Abbiamo ricondotto a loro le nostre motivazioni contrarie alla chiusura – spiega Dario D’Arcangelis segretario della Filctem Cgil –. Hanno raccolto ed espresso solidarietà molto leggera e superficiale. Abbiamo suggerito di mantenere la massima attenzione rispetto alla strategia Nexans che negli ultimi tre anni, comprendendo anche lo stabilimento di Latina, ha chiuso sei siti in Europa». Poi a mezzogiorno e mezzo è cominciato l’incontro con il gotha della Nexans, presidente, direttore e massimi livelli dirigenziali. Di nuovo tutta la storia della Nexans, i motivi per cui chiudere non va bene. Il management ha sottolineato che piuttosto che intervenire presso il governo francese, sarebbe il caso di farlo presso quello italiano. In sostanza, a precisa domanda delle parti sociali, se Enel cominciasse a riaffidare commesse a quel sito, si potrebbe pensare di tornare a produrre cavi. Ma solo per qualche mese. Enel nel 2008 aveva commissionato alla Nexans di Latina 38 milioni di cavi. Nel 2010 solo 20 milioni. Ma sul tavolo c’era già la chiusura. «Abbiamo fatto capire che se non si scende a miti consigli sarà una partita di difficile gestione», sottolinea Roberto Cecere segretario della Femca Cisl. Per quanto attiene alla riconversione si è registrata una chiusura totale. «Non si apre agli imprenditori locali se prima Nexans non dice come vuole assistere la partita fino in fondo – continua Cecere -. Non apriamo a progetti sulla carta». A questo punto a dare le carte si torna in patria: il governo italiano, così come promesso da vari esponenti, dovrebbe fare la sua parte intervenendo presso l’Enel. «Chiediamo al Governo italiano e al ministero di cercare di trovare insieme al sindacato percorsi alternativi di reindustrializazione - dichiara Armando Valiani della Ugl - cerchiamo imprenditori che vogliano produrre cavi su Latina». E da qui potrebbe iniziare tutta un’altra storia. 

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