giovedì 24 giugno 2010

L'ARCINORMALE - Il grasso di Lippi e i sogni di Messi


 Lidano Grassucci

In campo c’era l’Italia di oggi: vecchia, egoista, lenta, arrogante e con tanta paura. L’Italia di oggi è grassa e ha paura di perdere la sua adipe, e per questo non ha il coraggio di osare. I giocatori in campo erano tristi, lenti, macchie blu e si preoccupavano più di guardarsi che di guardare il gioco in campo e soprattutto non avevano un sogno. Li comandava un generale, Marcello Lippi, che è tornato con prepotenza a fare quello che aveva già fatto pensando a una ripetizione dei miracoli. Arrogante, o meglio come lo erano gli imperatori bizantini, leziosi e sordi al tempo nuovo che era intorno a loro. In campo vecchi senatori che si atteggiavano a giovanotti, a casa gente come Cassano e Balotelli che saranno poco presentabili a tavola, ma hanno fantasia, voglia di vincere e anche quella giusta maleducazione che consente agli ultimi di immaginarsi primi. Cassano viene da una delle ultime periferie affamate d’Italia, quella di Bari, Balotelli è uno che ha voglia di mostrare di saper fare. Ma Lippi non poteva presentarli a tavola e si è presentato con dei fighetti che non avevano nessuna intenzione di vincere. Ha giocato tre partite tutte con la sola preoccupazione di non perdere, come questa Italia grassa che ha paura di essere abbandonata dal benessere raggiunto. Lippi è figlio di quel mondo dove c’erano i Moggi, i monopoli dei procuratori e tutto il circolo bar da mondo dello spettacolo che ormai da tempo non sa più cosa è lo sport. Sport è fatica, rinuncia, sacrificio, audacia e vince chi ha idee nuove. L’Italia è un paese che non ha più idee nuove in cui ciascuno si è chiuso nel suo egoismo, quelli di Bergamo alta contro quelli di Bergamo bassa, quelli di Sondrio contro  i terroni di Varese che a loro volta chiamano negri i mantovani e potremmo andare avanti all’infinito. Infatti la squadra in campo non aveva il gioco comune non aveva nemmeno l’intenzione della vittoria. Lippi ha l’età per giocare a briscola al circolo ricreativo di Viareggio e non per sognare un gioco nuovo. Se questo paese non ritrova l’orgoglio di se stesso, la capacità di rischiare l’orgoglio di vincere, è destinato a fare la figura di Lippi e dei suoi, una figura indegna. Il nostro calcio è teatro non è sport e a teatro puoi recitare con partecipazione un dramma, oppure far ridere con una farsa. Ecco noi in Sudafrica abbiamo messo in scena una farsa che non ha fato neanche ridere. Ora non mi resta che fare come i miei antenati che sognavano una vita nuova in Argentina tiferò per quel grassone di Maradona, per la sua indecenza nel vestito gessato che gli ha fatto mettere la moglie, tiferò per la fame di Messi che aveva tutto contro anche la natura ma che si è sognato grande ed è un gigante che gioca non con gli schemi ma con i piedi e con la testa, ed è veloce, corre, suda e si incazza. Tiferò quello che eravamo quando il grasso non ci aveva coperto gli occhi e bloccato i muscoli. Tiferò Argentina con orgoglio vergognandomi un po’di questo mio paese che non sogna più.



Ps E magari adesso Lippi non avendo più legittimi impedimenti ci dirà qualcosa di giocatori, procura e procuratori


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