sabato 12 giugno 2010

filoLogico - La censura degli scellerati


Maria Corsetti

A Latina è morta l’idea della libertà di pensiero. Della libertà di espressione. Del diritto di chi ascolta di stare a sentire. Anche se a qualcuno dà fastidio. Ieri alla manifestazione contro la chiusura della Nexans Antonio Pennacchi doveva essere il testimonial di eccezione. Pennacchi, uno dei massimi scrittori italiani, ex operaio Fulgorcavi, oggi Nexans. Sul palco Pennacchi interviene e dice che le fabbriche devono stare aperte, che le fabbriche sono necessarie per andare avanti. Il che per le orecchie dei dipendenti di una fabbrica che sta chiudendo va bene. Va un po’ meno bene per chi sogna  di vivere nell’eden perduto, dove la manna scende dal cielo (variando ogni giorno sul menù, mica vorrai sempre lo stesso sapore), mentre dalle fontane guizza champagne. Ma buon viso a cattiva sorte ha voluto che, sebbene a fatica, si ingoiasse il teorema della necessità delle fabbriche. Se il principio è di stare lì a difenderne una, che Pennacchi esageri pure. Poi l’orrore, Pennacchi osa parlare di centrali nucleari. Di Enrico Mattei che l’aveva fatta proprio qua, a Borgo Sabotino, dell’elettricità che produceva, del ritorno all’energia atomica. Che produce la Nexans? Cavi. A che servono i cavi? A portare l’elettricità. Se l’elettricità non c’è i cavi non servono. Giusto? Sbagliato? Condivisibile? Un’opinione, un punto di vista. Ma più di qualcuno stava friggendo, il malessere serpeggiava tra chi si era fiondato sul palco per farsi vedere meglio. Una ragazza tenta di prendere in mano la situazione: «Antonio sta per concludere il proprio discorso», rassicura. Effettivamente Antonio si avvia alla conclusione, ma ha ancora qualcosa da dire. La ragazza interviene di nuovo «Grazie Antonio». Come si fa con i relatori petulanti dopo tre quarti d’ora di intervento (Pennacchi parlava da una decina di minuti, con una dialettica che di certo non annoiava). Infine la soluzione drastica: qualcuno spegne l’audio del microfono. E lì è morta la libertà. L’ha uccisa la mano che ha escluso l’audio. Mentre tutta l’Italia si indigna per la questione delle intercettazioni telefoniche.
Ps: ho sempre pensato che le centrali nucleari in Italia non avrebbero mai chiuso se i dipendenti avessero rischiato di rimanere senza lavoro. Che il referendum avrebbe avuto un esito diverso, e dubito anche che si sarebbe arrivati a un referendum, se a tutta quella gente fosse stato detto: «un annetto di mobilità, quindi la cassa integrazione e poi sono affari tuoi». 

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