domenica 27 giugno 2010

filoLogico - Il mio turbante e la targa dei Sikh



Maria Corsetti

L’odore è quello dei petali di rosa calpestati. L’ultimo omaggio di un fiore alla terra che lo ha visto nascere. Nulla sa essere più evocativo di un profumo che ti porta indietro nel tempo, alle nostre processioni. Basta un attimo e diventa chiaro il filo dorato che unisce i popoli attraverso le tradizioni.
Sabaudia ieri era dipinta dai mille colori dell’India, sullo sfondo le architetture squadrate di fondazione. Il mondo che si incontra è qui. Il mondo si incontra sul palco: Dhillon mi chiama, vuole ringraziarmi per aver sempre seguito la sua gente attraverso le pagine del giornale, attraverso le telecamere di Tele Etere. Da buona europea, anzi italiana, aggiungerei di Latina, ho studiato con cura il mio abbigliamento. So che devo andare a piedi scalzi e a capo coperto. Per sicurezza ho indossato un lungo camicione bianco sopra un abito arancione, il colore dei Sikh, per evitare trasparenze. In testa un foulard arancione. L’effetto finale è da eccentrica romana in vacanza a Sabaudia. Salgo sul palco, mi viene consegnata una targa: “VIII processione (Nagar Kirtan) Religione Sikh  Con stima e simpatia”. E questa cosa, non precisamente indiana, mi mette in pace con il mondo. Non importa come ci si avvicini a un’altra cultura, è dalla voglia di farlo, dal pensiero di farlo, che nasce il dialogo. Dal mio turbante e dalla targa che è già sulla mia scrivania. 

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