sabato 22 maggio 2010

FORMIA - Stanata la banda della pelliccia

Raffaele Vallefuoco 
Il capo della “Banda della Pelliccia” finisce agli arresti. Giuseppe Buro, quarantottenne leader del sodalizio criminale, che ha operato in diverse circostanze negli atelier di Formia e dintorni, è stato incastrato dalle registrazioni delle telecamere a circuito chiuso dei negozi vittime dei raid. I filmati acquisiti dal commissariato di polizia di via Olivastro Spaventola, i cui agenti si sono attivati in seguito alle denunce formalmente presentate dagli esercizi commerciali truffati, hanno evidenziato un canovaccio fisso in cui si cimentavano ogni volta tre dei quattro componenti della banda, tutti residenti nell’hinterland partenopeo. Ad interpretare la parte della donna di «bell’aspetto», secondo la dichiarazione delle vittime, interessata all'acquisto di capi d'abbigliamento costosi, ben due “prime donne” che agivano a rotazione, affiancando Giuseppe Buro nelle trasferte. Il terzo attore, un arzillo ottantenne, è colui il quale, approfittando della distrazione dei titolari o delle commesse dei negozi, intenti a mostrare la merce alla coppia, materialmente portava via i capi d'abbigliamento, infilandoseli o nei pantaloni, vestendo calzoni visibilmente ampi supportati da bretelle, o occultandoli in impermeabili. Per gli altri componenti del sodalizio è scattata la denuncia a piede libero. Ad emettere, invece,  la misura di custodia cautelare in favore di Giuseppe Buro il gip della Procura di Latina Coccoluto, su richiesta del pubblico ministero Capasso. Sul quarantottenne, in particolare, gravava anche una notifica di arresti domiciliari da parte della Procura di Napoli, sulla quale, però, è prevalsa la richiesta della magistratura pontina, che si è attivata su impulso del commissariato di Polizia diretto da Paolo Di Francia. Gli stessi agenti hanno ammanettato venerdì notte il quarantottenne in un'abitazione di Casoria, nella quale vive con la compagna - complice. Un appartamento particolarmente lussuoso. Gli inquirenti, infatti, sono rimasti particolarmente colpiti dalla presenza di numerosi monitor a cristalli liquidi, «disseminati in ogni angolo della casa». Buro è stato, quindi, condotto presso la casa circondariale di Latina, dove avrebbe dichiarato di aver messo a disposizione del negozio di proprietà la refurtiva recuperata nei raid. Capi d'abbigliamento del valore di migliaia di euro che, quindi, potevano trovare nuova allocazione sul mercato. Attesi gli sviluppi dell'indagine che, dati gli evidenti indizi di colpevolezza per i complici, potrebbero portare a nuovi arresti. 

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