lunedì 21 dicembre 2009

Storia, leghisti e amore




Lidano Grassucci

Zaia è il candidato del centrodestra in Veneto, Cota in Piemonte. Zaia sostiene, da ministro dell’agricoltura, che ciascuno deve mangiare quel che produce, è un chilometrista zero. Vorrebbe guidare la provincia che in Italia esporta di più, la regione che ha come capoluogo Venezia che il commercio, non dico che lo ha inventato, ma insegnato al mondo. Zaia vorrebbe fare di Venezia una sosta di Belluno un po’ più grande, che se qualcuno sognasse di fare di Roma una Sezze oversize, di Parigi una Brest obesa, o di Londra una Cardiff che ha esagerato con il plumcake.
Cota vorrebbe guidare il Piemonte dicendo, cito il professor Bellini, che i Savoia sono stati banditi comuni, come se un figlio dicesse del padre che ha il sangue ignobile mentre, lo porta nelle vene.
Zaia pensa che dopo Rovigo c’è il deserto del Sahara e si viaggia in cammello, Cota che la salsedine di Genova brucia il cervello, tutto con il sostegno dei “nazionalisti italiani” che stavano in An. Come se gli italiani cacciati dalla Libia aprissero un club per Gheddafi, o i Baschi sostenessero la monarchia di Madrid. E tutto va bene. Il partito che doveva essere liberale di massa, il Pdl, candida nel Lazio un sindacalista, la Polverini, ma è tutto normale. Come se il partito di Malagodi avesse proposto alla guida del governo Luciano Lama capo della Cgil.
Non capisco e mi adeguo. A Latina, l’amico Bellini mi scuserà, in tanti piangono per il trasferimento del Prefetto Frattasi. Perché era un nostro parente che parte per la Germania? E’ un nostro amico che parte per l’Argentina? Credo che il Prefetto vada rispettato anche in questo, è un servitore dello Stato e presta i suoi servizi dove lo Stato lo chiama. Non è un fidanzato che è tradito nell’amore. Bellini se ne duole, io lo saluto, il Prefetto, e gli auguro una brillante carriera, ma non sono triste per questo.
Siamo un paese che fa tanta, ma tanta, confusione. Vorrei che tornassimo tutti normali: il Prefetto fa il Prefetto, Zaia torna a pascolare sui suoi altipiani, Cota segue un serio corso di Storia patria e magari fa visita al monte Cengio dove i granatieri piuttosto che cadere in mano austriaca su buttarono nella rupe, si chiama ancora salto del granatiere, o studia la storia dei piccoli fanti sardi della Sassari che morirono negli altipiani del carso gridando “Avanti Sardegna” ma per far l’Italia. Mi scuserete ma non mi piacciono quelli che mischiano le carte del gioco. Trovo inquietante che un partito che si chiamava Forza Italia sostenga Zaia e Cota.
Quando Disraeli venne tacciato nel parlamento di Sua Maestà Britannica di esser uno sporco e incivile ebreo, lui rispose: “caro collega quando i miei avi pregavano nel Tempio di Gerusalemme i suoi pascolavano negli altipiani della Scozia”. Ma Zaia e Cota sapranno dove sta la Scozia?

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