domenica 20 dicembre 2009

Brutte giornate, anzi pessime


Fabrizio Bellini

Il Prefetto sta per andare via e mi dispiace da morire. Questa sera lo incontrerò al teatro per gli auguri di Natale, (è stato gentile, ha invitato anche me) e mi auguro che a salutarlo e a ringraziarlo ci sia tanta gente. Spero solo che gli ipocriti se ne restino a casa. Un po’ di dignità non guasterebbe. Secondo la stampa andrà a ricoprire un incarico di maggiore responsabilità. Ne sono sicuro. Ma non vorrei che qualche furbone avesse recuperato l’antico adagio “promoveatur ut amoveatur”. Sarebbe insopportabile. Voglio credere, invece, che sia lo Stato ad aver voluto veramente i suoi uomini migliori nei posti più delicati. Là dove è necessaria alta professionalità e un’assoluta integrità. Dottor Frattasi, Eccellenza, ci mancherà più di quanto lei stesso potrà credere.  Fa un freddo cane, piove, l’umidità mi si infila nelle ossa e il clima pessimo amplifica la sensazione di malessere che proviene da tutto ciò che mi circonda. Soprattutto dai giornali. Leggo che l’onorevole Roberto Cota, capogruppo della Lega alla Camera, ci invita a ripensare il Risorgimento perché, a suo dire “…la storia va rivista e raccontata: tutta. E’ tempo di andare a rileggersi Rosmini, secondo cui questo sistema può stare insieme solo se si dà spazio al territorio, al federalismo.” E bravo Cota, paciarotto campione di tutti i rioni di Novara e dintorni, compreso Torrion Quartara dove, all’epoca che richiama, 23 marzo 1849, qualche antenato suo ci ha rimesso la pelle insieme a un bel mucchio di meridionali che erano saliti fino a là per “farsi” gli austriaci. Che bravi ‘sti leghisti: quando c’è da dare chiamano tutti, poi, quando è ora di prendere, ognuno a casa sua. Eh, rispondono, lo dice la storia, e se non lo dice, riscriviamola! Oggi, sarà per il fatto del Prefetto, sarà per la pioggia, sarà che mi girano, non mi sento tollerante e questa al Cota dagli occhi azzurri e la faccia da “sacra ampolla del Po”, non gliela passo. Dunque, tutto quello che il leghista sa sul Risorgimento è derivato, lo dice lui stesso, da Lorenzo Del Boca, pure lui di Novara, che, come molti sanno, fa il giornalista e non lo storico. Però ha scritto “Maledetti Savoia “ e “Indietro Savoia! Storia controcorrente del Risorgimento italiano”. La sua tesi storiografica è già contenuta nei titoli e non mi sembra serena. Ora, lasciando in pace Antonio Rosmini che era prete e filosofo e come tale può essere tirato da tutte le parti, direi che come fonti, non mi pare che il buon Roberto ne citi un gran che. Eppure anche i bambini sanno che la storia non esiste altro che come assoluto e che in realtà noi conosciamo solo la storiografia. Cioè tesi che nascono dai documenti che ricercano gli storici e che valgono fino a che non se ne scoprono altri di indirizzo diverso. Si chiama dibattito, non dogma. I giornalisti ci ricamano sopra e ci campano la famiglia. Si convinca Cota, non esiste “la verità” della storia, non se la inventi, levi mano e basi la sua corsa alla guida della Regione Piemonte su altre suggestioni. Comunque, auguri onorevole. Di più, ma molti di più, al Piemonte. Dio lo protegga. Leggo anche di un valzer di poltrone che avvicina in maniera sempre più preoccupante la politica al gioco del Risiko. Due o tre persone fanno le puntate e i poveri elettori tirano i dadi. Si vince e si perde, venghino siori, venghino. In Veneto Luca Zaia contro Giancarlo Galan. Stesso partito, diversa puntata. Al Ministero dell’agricoltura, Paolo Scarpa Bonazza contro chi perde. Una buona notizia per gli agricoltori e una pessima per i veneti. In Sicilia si sono fregati addirittura il tabellone e non si capisce più niente. Neanche chi gioca e men che mai in che squadra gioca  A Roma Renata Polverini raccoglie la scommessa di tutti. Da Casini a Fini passando per la smorfia di Berlusconi. Bel match: la Polverini contro il nulla. E se rispuntasse Veltroni? Magara, dicono nella capitale. Della Polverini so solo che nasce nella Cisnal, cioè nel Limbo e che, dopo Angela Merkel, possiede i tailleur più brutti del mondo. Perde nella scelta ma vince nel portamento: li indossa peggio della tedesca. E non è facile. Nel post Marrazzo in Regione Lazio si sono chiuse le porte ai trans. Speriamo che qualcuno le apra agli stilisti. Dopo Brenda un tantino di buon gusto non ci starebbe male. Auguri, auguri, auguri a tutti. E perché no, anche ai pessimi. Oddio, che freddo! Domani ci sarà il sole e la vendetta è del Signore. Io, speriamo che me la cavo.

3 commenti:

  1. Mah, Lorenzo del Boca è un giornalista, ok, non uno storico, e allora ? Anche Montanelli, grande giornalista, ma come storico...lasciamo perdere. Però su Indro e le stupidate della sua monumentale Storia d'Italia non si polemizza, lì i ruoli sono ben mantenuti nel solco della tradizione, magari si fa qualche sapido pettegolezzo sui "buoni" tanto per mostrare un certo qual piglio controcorrente ma la sostanza è sempre la stessa.
    Del Boca ha il gravissimo torto di aver rivisto per bene, su fonti adeguate, e messo in forma godibile per la gran massa, la vulgata risorgimentale denunziandone falsità e versioni di comodo (come noto, create a posteriori):

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  3. La critica non era rivolta a Lorenzo Del Boca ma a Roberto Cota che, per sostenere una tesi storiografica originale, cita una sola fonte. Dovrebbe essere evidente, comunque, che la storia si fa sui documenti e non sulla rilettura di quelli esistenti. Indro Montanelli ha scritto moltissimo di storia ma non si è mai qualificato storico. Massimo rispetto per i divulgatori della storia perché la rendono fruibile alle masse.
    Grazie per le gentili osservazioni
    Fabrizio Bellini

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