martedì 29 dicembre 2009

Addio annus horribilis dell'economia pontina

Teresa Faticoni
La crisi passa per le strade della provincia, si ferma nelle fabbriche e minaccia la produzione, svilisce le ambizioni degli imprenditori e si acuisce nelle case dei lavoratori. La crisi passa, ma lascia dietro di sé buchi neri che sarà difficile riempire di nuovo, sul terreno rimangono morti e feriti. La nostra terra solcata dalla linea difficile delle mancate occasioni, che la politica e la classe imprenditoriale non hanno saputo cogliere dopo la cassa del mezzogiorno. Un anno pesante, il 2009, analizzato punto per punto, mattone per mattone, lavoratore per lavoratore dalla Ugl di Latina. Claudio Durigon, segretario generale, non si ferma al novero delle situazioni difficili, ma cerca di guardare alle prospettive che potrebbero aprirsi nel 2010. Quello appena trascorso è stato l’anno degli ammortizzatori sociali: su tutti la cassa integrazione è stato il sottile fil rouge che lega molte aziende della provincia pontina. Un modo per darsi una speranza, per evitare che migliaia di lavoratori fossero espulsi dal mercato del’occupazione. Nel primo semestre 2009 si registra nel Lazio (rispetto al primo semestre 2008) un aumento del 324,8% delle ore di cassa integrazione guadagni, che in soli sei mesi hanno superato quelle complessivamente totalizzate nei due anni precedenti arrivando a 29,5 milioni di ore (13,7 milioni nel 2007 e 15,1 milioni nel 2008). Rispetto ai dati regionali Latina si colloca meglio rispetto alle altre province con + 124,8 % (da 608 mila a 1,4 milioni di ore). La crescita più alta si rileva a Roma (+584,5%; da 2,5 a 17,3 milioni di ore), seguita da Rieti (+193,5%; da 238 a 700mila), Frosinone (+190,8%; da 2,7 a 7,9 milioni), Viterbo (+158,2%; da 853mila a 2,2 milioni). I dati sulla disoccupazione fanno registrare un aumento senza freni nel primo semestre 2009. Le domande di disoccupazione presentate presso la sede Inps di Latina sono schizzate del 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I dati del 2008 davano la nostra provincia con un tasso di disoccupazione pari all’ 8,5%. Ma i primi conti di analisi dei tavoli territoriali portano a un notevole incremento. Sul lavoro irregolare i dati ci riferiscono di 29mila lavoratori scoperti nel Lazio nell’ultimo biennio; di questi oltre un quarto (27,9%) era totalmente in nero. I lavoratori irregolari scoperti sono stati 2.695 a Latina (1.343 in nero). Non va meglio la terribile piaga delle morti bianche (ma perché le chiamano bianche se portano solo lutti e distruzioni come fosse una guerra?): secondo i dati Inail aggiornati al primo semestre 2009 in Italia calano gli infortuni sul lavoro del 12,2% mentre nel 2008 infatti i casi di morte sul lavoro accertati sono stati 7 mentre nel 2009, considerando il periodo, fino a novembre si sono riscontrati già 19 casi, dato riferito a tutte le categorie dall’edilizia all’industria. «Davanti alle pesanti difficoltà dei settori della chimica, ceramica, tessile e del vetro, sul territorio della provincia di Latina - sottolinea Durigon - alcune realtà come gli stabilimenti della Nexans di Latina, Wyeth/Pfizer Aprilia e Bristol di Sermoneta, Haupt-Pharma di Borgo San Michele, Huyck di Latina, O.I. Manufacturing di Campo di Carne, Scm, Bsp ed il Calzificio ex Dublo di Latina Scalo, Pozzi Ginori di Gaeta, Evo Tape di Castelforte, stanno sentendo gli effetti della crisi economico-finanziaria che ha coinvolto tutto il mondo industriale». Ma sotto torchio è soprattutto il polo chimico farmaceutico, secondo in Italia solo a quello di Milano. «La situazione disastrosa richiede immediati e concreti interventi al fine di evitare, nel 2010, un tracollo  che comporterebbe la chiusura in tempi brevi di numerose aziende , impossibilitate ad operare sul mercato delle multinazionali per gli alti costi di gestione», aggiunge il segretario Ugl che precisa come «gli interventi delle istituzioni devono essere mirati per non  ingenerare dei mega fallimenti come la ex Pettinicchio settore agroalimentare o come la Meccano settore metalmeccanico». Che sono i casi più amari perchè hanno rappresentato l’uccisione di una speranza. Proprio questa manca alla provincia di Latina, agli imprenditori che rinunciano all’essenza stessa dell’intrapresa lasciando il rischio ai sussidi statali, ai manager che fanno pagare ai lavoratori lo scotto dei propri errori, a certi lavoratori che scelgono (abbiamo registrato un paio di casi in questo senso) il salario piuttosto che il lavoro (una vera contraddizione in termini), alla politica che non ha nemmeno più una programmazione di breve respiro, figuraimoci quella di lunga gittata: la visione del domani. Oggi e subito, per quanto poco sia, sembra sufficiente. Ma per ricominciare a essere un polo industriale bisogna accattivarsi gli investimenti ed essere aperti ai cambiamenti. Perchè il mondo sta cambianbo e noi siamo fermi alla Casmez. Che peccato.

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