giovedì 26 marzo 2009

TV - A La storia siamo noi Trapattoni e l'acqua santa

Sergio Corsetti
Struuunz. Un tormentone. Un ciclone di energia, una strategia di comunicazione che ha fatto scuola. Un impatto devastante per la squadra dell’Amburgo e per l’opinione pubblica. Parliamo di Giovanni Trapattoni calciatore e allenatore di rango, sempre nel cuore di tanti sportivi italiani e non solo. Nel corso della trasmissione La storia siamo noi, Giovanni Minoli ha ripercorso le principali tappe della carriera ad altissimo livello di Trapattoni. Campione da calciatore e poi da allenatore: campionati, coppe nazionali e internazionali. Insomma un’icona del calcio mondiale. Un personaggio genuino e sanguigno. Uno che ha puntato tutto sul gruppo e sulla forza della coesione. Un allenatore che fino a settant’anni ha giocato tutte le partitelle con i suoi per vincere. Uno che sceglieva di marcare Platini negli incontri in famiglia. Allo stesso tempo innovatore tattico. Scelto da Boniperti ebbe il merito di creare la squadra più amata nella storia del calcio italiano. Zoff, Gentile, Cabrini…, la formazione conosciuta da tutti, con solo due stranieri in squadra: Platini e Boniek. Una squadra che vinceva giocando un bel calcio. Una squadra amata da tutti. Sì, si può confessare tranquillamente tanto la prescrizione oramai è andata, anche un nerazzurro patentato ha potuto tifare per i bianconeri, almeno all’estero. Anche perché poi erano gli stessi che formavano l’ossatura della nazionale. La maglia azzurra è l’unico neo nella carriera del Trap conclusa con la delusione dell’eliminazione con la Corea. Quella dell’arbitro Moreno. Quella dell’acqua santa. Ora il Trap affronta l’Italia. Proprio il caso di dire: “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”.

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