martedì 24 marzo 2009

Latina - Agguato in via Monti, preso il colpevole

Daniela Bianconi
Non un avvertimento, ma un agguato. Christian Solito arrestato durante la notte tra lunedì e martedì dagli uomini della Squadra Mobile di Latina voleva uccidere Marco Ranieri. Secondo la ricostruzione fatta dagli uomini della sezione specializzata nei reati contro la persona, il 21enne quel 17 dicembre scese dalla moto condotta da un complice ancora ricercato e puntò il revolver al torace del 44enne di Roma residente da oltre 20 anni in via Monti a Latina. La vittima ebbe la forza di abbassare il tiro e fu attinto da tre colpi all'inguine. Dopo un difficile intervento è tornato a comminare. Erano da poco passate le 16:30 e alle porte del Natale via Monti appena dietro il Tribunale era piena di gente. Improvvisamente una moto di grossa cilindrata con a bordo due uomini che indossavano il casco integrale imboccò la via dove vive Marco Ranieri. Attesero, conoscendo bene le sue abitudini che l'uomo uscisse di casa prima di passare con la moto davanti al furgone verso il quale era diretto. Il passeggero, che secondo quanto raccolto dagli inquirenti, scese dalla moto e impugnando il revolver esplose i colpi prima di salire sulla moto e sfrecciare via. "Marco Ranieri - ha precisato il vicequestore della Squadra Mobile Fausto Lamparelli, durante la conferenza stampa di ieri mattina in questura - non ha mai collaborato, probabilmente per paura di eventuali ritorsioni e ha sempre affermato di non aver mai minacce o intimidazioni di alcun genere. Ma le nostre indagini arrivarono subito alla svolta. Un agente notò durante i sopralluoghi della scientifica che il figlio maggiore di Ranieri, un ragazzo di 14 anni parlava troppo animatamente al telefono. Da qui la decisione di sequestrare il cellulare per controllare le chiamate. L'ultimo numero fatto era quello del fratello di Solito, questo ha indirizzato sin da subito le indagini". Dalle successive intercettazioni telefoniche è stato possibile tassello dopo tassello ricomporre il mosaico su quanto accaduto. A coordinare le indagini il sostituto procuratore Gregorio Capasso. La risposta insomma doveva essere cercata in casa Solito."L'indagine - ha proseguito Lamparelli - svolta con i metodi più tradizionali ci ha permesso una volta intrapresa la strada giusta di ricostruire il movente. Alcuni giorni prima dell' attentato il figlio più piccolo del Ranieri aveva discusso con il nipote, suo coetaneo, di Solito e in questa occasione lo zio alzò un po' troppo la voce contro il bambino. Il piccolo arrivato a casa ha raccontato tutto al padre che se l'è legata e non ha perso occasione per redarguire Solito. Ci sono due episodi chiave: il primo è un diverbio tra i due con i toni abbastanza aspri, il secondo ben più grave. In questo caso Ranieri schiaffeggiò davanti ai suo amici Solito, un affronto in piena regola che non andò giù al 21enne che con la complicità di un uomo ancora ricercato dalla Mobile organizzò l'agguato. Ma il fratello maggiore sapendo che i rapporti con i vecchi amici di famiglia stavano degenerando ha telefonato al 118 e poi ha chiamato il fratello di Christian. Il 21enne, già conosciuto negli archivi delle forze dell'ordine per predenti reati commessi contro il patrimonio, è ora rinchiuso nel carcere di via Aspromonte come disposto dall'ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari Tiziana Coccoluto con le accuse di tentato omicidio in concorso, e porto e detenzione illegale di a armi da fuoco. Il blitz nel suo appartamento di via Copenaghen è scattato ieri mattina alle 6. Con le stesse accuse è stato indagato anche il fratello maggiore di Solito il padre del bambino che ha discusso con Ranieri junior e un altro giovane di 24 anni a casa del quale sono state sequestrate due moto di grossa cilindrata sulle quali sono ancora in corso gli accertamenti di polizia. Ieri mattina con il supporto delle unità cinofile hanno svolto quattro perquisizioni domiciliari dalle quali non è emerso nulla, almeno per il momento.

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