domenica 21 dicembre 2008

ESPLODE IL CAPANNONE. UN'AZIONE CRIMINALE CONTRO GIORGIO FIORE, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE DI FONDI

di Irene Chinappi


Un attentato dritto al cuore delle istituzioni di Fondi. Intorno alle due della notte appena trascorsa una forte deflagrazione ha rotto il silenzio delle campagne fondane. Un’ala del capannone di proprietà dell’azienda agricola di Giorgio Fiore, presidente del Consiglio comunale, è esplosa provocando un forte boato che è stato percepito dai residenti della zona. L’allarme ha raggiunto il 115 e, una volta spento il fuoco l’immagine che si sono trovati davanti i carabinieri della compagnia di Gaeta e lo stesso proprietario della costruzione nuovissima e ancora spoglia situata al km 117 della via Appia nel tratto che da Fondi conduce a Monte San Biagio, è stata quella di un chiaro segnale intimidatorio. Un centinaio di cassette di pomodori pronte per essere smistate erano state cosparse di benzina. Non è ancora chiara la dinamica dell’atto, ma probabilmente gli autori del gesto criminale devono aver incendiato l’interno di un gabbiotto chiuso da una vetrata. Sarebbe stata poi la forte pressione interna a far esplodere le finestre, finite in frantumi assieme agli infissi fino ad una decina di metri di distanza. Per tutta la notte i carabinieri sono stati sul posto per indagare sul fatto e sono stati sentiti sia il colonnello del comando provinciale Roberto Boccaccia che il comandante generale dell’arma a Roma Gianfrancesco Siazzu. Non rilascia dichiarazioni, invece, la vittima dell’attentato che preferisce affidarsi al lavoro degli inquirenti. Inevitabile comunque collegare l’attentato al presidente del consiglio comunale e leader della seconda forza politica della città, alla tensione che nelle ultime settimane sta investendo Fondi, per il sequestro di beni per 28milioni di euro al sodalizio criminale legato aVincenzo Garruzzo e Massimo Di Fazio Peticone, nonché alla richiesta di scioglimento del consiglio comunale inviata dal prefetto di Latina Bruno Frattasi al Ministro dell’interno Roberto Maroni. A questo punto è chiaro che se esiste un’associazione di stampo mafioso, questa sta agendo contro le istituzioni.

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