martedì 4 maggio 2010

La truffa di Ciarrapico


Alessia Tomasini
La Procura di Roma rimette al centro della propria azione Giuseppe Ciarrapico. L’ imprenditore, editore, senatore, l’uomo con molteplici condanne passate in giudicato torna a far parlare di sè. Alla base dell’ ordinanza i contribuiti all'editoria percepiti illecitamente dalle sue società negli ultimi dieci anni. Un’accusa nella quale sembrano essere coinvolti anche il figlio Tullio Ciarrapico, Umberto Silva, Antonio Maria Sinapi, Leopoldo Pagliari, Giulio Caradonna, Marco Tartarini e Silvio Giuliani. Nell’ambito dell’operazione la Guardia di finanza ha sequestrato beni per circa 20 milioni di euro tra immobili, quote societarie e una imbarcazione di lusso che era attraccata al porto di Gaeta. Ammontano a venti milioni di euro infatti i contributi di cui, tra il 2002 e il 2007, Ciarrapico avrebbe goduto impropriamente, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti. Una storia vecchia ma mai arrivata a conclusione. Lo dimostra il fatto che il Ciarra dopo il 2007 ha tentato, secondo gli inquirenti, di ottenere ulteriori fondi per l'editoria ai danni dello Stato, "fino all'anno in corso", con Nuova Editoriale Oggi Srl e Editoriale Ciociaria Oggi Srl. Si tratta di società che figuravano come cooperative, quando in realtà il loro effettivo proprietario era proprio Ciarrapico. L'inchiesta è stata avviata sulla base di una indagine della guardia finanza nell'ipotesi di una violazione della legge 250 del '90 sull'editoria, che detta le regole che devono essere rispettate per ottenere sovvenzioni governative. La situazione delle due società era incompatibile con l'erogazione dei contributi statali, ma Ciarrapico e, a vario titolo, gli altri indagati hanno fatto in modo di presentarla diversa dalla realtà. Una situazione che si trascinava in barba a provvedimenti e alla consapevolezza delle indagini in corso. In particolare, si legge nell'ordinanza di sequestro, "fornendo false dichiarazioni" sullo stato di fatto e contabile di Nuova Editoriale Oggi Srl e Editoriale Ciociaria Oggi Srl si cercava di ottenere le risorse statali. Tra i requisiti richiesti, la legge 250 del 1990 esclude dai contributi "imprese collegate con l'impresa richiedente o controllate da essa, o che la controllano, o che siano controllate dalle stesse imprese". E’ emerso che le due società editrici di Ciarrapico hanno chiesto i contributi in contemporanea, con concessione di fondi dal 2002 al 2007. Altro requisito è che almeno il 51% del capitale sociale sia posseduto da una cooperativa. Anche in questo caso, Ciarrapico e i suoi hanno mentito: la "loro" cooperativa era di fatto svuotata di ogni potere decisionale. Ed è in questo quadro che si è determinata l'accusa di truffa ai danni dello Stato. La guardia di finanza, su disposizione del pubblico ministero Simona Marazza, responsabile dell'inchiesta, ha eseguito sequestri preventivi a Roma, Milano e in altre città di beni e quote societarie riconducibili all'imprenditore, attraverso intestazioni fittizie. I beni requisiti saranno affidati a un custode societario. Gli accertamenti sono stati coordinati dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti. Su tutto Ciarrapico chiosa con: «Vogliono solo aumentare i rumors giudiziari intorno al Pdl».

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