lunedì 26 aprile 2010

L’eretica - La morte e il silenzio


 Alessia Tomasini

Ogni morte, soprattutto quando è di persone giovani, suscita grandi reazioni. Indignazione, rabbia, ricerca spasmodica dei responsabili. E quando è il destino a metterci lo zampino alziamo gli occhi al cielo cercando di spiegare l’inspiegabile con la fede. Non entro nel merito di tutto questo, non ho nè competenza, nè voglia. Ma vorrei soffermarmi su quello che la morte di una persona è, a prescidere, dall’età, dalle circostanze. Chi va via lascia un vuoto e una tragedia difficile da spiegare o colmare anche con la fede. Perchè il dolore è cosa umana non ha ragione nella mistica, nel soprannaturale. E’ quel senso di vuoto che ti attorciglia lo stomaco e ti toglie il respiro. E’ quella rabbia profonda contro il nulla che ti porta a schiacciare il piede sull’acceleratore quando il semaforo è rosso mille e mille più volte per vedere se a te capiterà la stessa cosa. Se un’altra auto sfreccerà davanti a te colpendoti, solo per scoprire che non è arrivata la tua ora. E il disegno, se un disegno c’è, diventa ancora più inspiegabile. Mi hanno detto che le persone vemgono al mondo da sole e che da sole se ne vanno. E chi resta? Non è ancora più solo? Non è ancora più vicino al baratro della morte quando tende la mano e si accorge che di fronte ha solo persone che provano pena o che ascoltano in silenzio meditando “meno male che non è capitato a me”? Non so perchè ma vedo tanta ipocrisia intorno a chi soffre, a chi è rimasto. Vedo tante parate e poca umanità. Tante parole e poca disponibilità a quel dolore che urla tanto forte da sprofondare nel silenzio tutto quello che circonda. E l’unico modo allora è mettere tutto in un armadio e premere con forza perchè le ante non si aprano scoprendo quello che è solo baratro.  Stephen King scrisse: “il tempo porta via tutto, che tu lo voglia o no. Il tempo prende tutto,  il tempo se lo porta via, alla fine rimane soltanto l'oscurità. A volte troviamo qualcuno nell'oscurità e qualche volta li perdiamo nello stesso modo”. Ciascuno di noi, a volte, perde la strada e una parte di se stesso. Il punto è che perdere la propria strada durante un viaggio è sfortuna, ma perdere la ragione durante il viaggio è un destino ancora piu' crudele. Ed è questa la vera morte per chi vive.

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