martedì 27 aprile 2010

L'ARCINORMALE - Tanti sindaci, zero idee

Lidano Grassucci 
 
Sento che a Latina verrà la Santanchè, ella pare sia molto preoccupata della nostra sorte. Manco fossimo poveri greci e lei la Merkel. Non si preoccupi signora stiamo benone, non so se lei sa dove stiamo. Personalmente non l’ho mai vista sotto i portici e non credo sia pratica di Santa Fecitola, o di Gnif Gnaf. Resti a Milano, a noi pensa il commissario per un po’, poi ci penseremo da noi medesimi come facciamo dalla notte dei tempi e continueremo a fare. Non si disturbi signora non ne abbiamo di bisogno, né di lei, ne di altri come lei. State in casa vostra a noi ci pensiamo da noi. Detto questo ho scoperto che tanti miei concittadini si sentono di fare i sindaci. Sono contento e credo che siano tutti bravi ragazzi, ma oltre a proporsi nessuno mi ha detto per cosa lo vorrebbe fare. In una conversazione di quelle che si fanno quando la sera passa il testimone alla notte in piazza qualcuno ha suggerito: “rifacciamo il partito socialista”. Sarebbe bello, ma non credo che il tema della prossima campagna elettorale sarà questo. Certo i socialisti proposero a Latina non un sindaco, ma una grande idea di città. Proposero di riunire Latina al suo centro storico naturale, i monti Lepini, proposero la sintesi tra la città nuova (quella dei giganti di Pennacchi e quella dei butteri delle mie colline), proposero la sintesi tra l’uomo nuovo uscito malconcio dalle tragedie del Novecento e l’uomo storico cacciato con la mantella nera sulle infide montagne a fronte del nuovo ordine del piano.
I socialisti posero la prima idea aperta di città a fronte della città immaginata dalla Dc che cresceva come cresce la pianta di zucca (cocozza per la mia gente) intorno al suo fusto e la città dei 18 anni di nostalgia in cui la città è tornata  a finire nella prima circonvallazione.
Ma di queste cose i sindaci non parlano, vogliono la fascia non la città. Vogliono la medaglia come i generali sovietici, ma evitano accuratamente la guerra. Tutti medagliati ma tutti eroi senza guerra. In 18 anni questa città ha sedimentato un blocco sociale, la stasi amministrativa, ha uno scheletro con l’osteoporosi ma vuole fare i cento metri in meno di 9 secondi. Questa città è malata di immobilismo, è l’unica città italiana che è andata indietro nella storia. Tutti vogliono fare i sindaci perché il sindaco non è altro che un vice re, un esecutore di idee che stanno fuori. Erano patetiche le visite dei potenti romani ricevuti dai sindaci che, così facendo, ammettevano di avere sovranità limitata. Zaccheo prima della traumatica azione di suicidio politico ha ricevuto in pompa magna un tal Storace, consigliere regionale. Perché non ha fatto la stessa cosa con Di Giorgi, Galetto, Moscardelli, la Cetrone, Sciscione, Aldo Forte? Non è che Storace è più consigliere regionale di questi.
Ora tra i tanti aspiranti sindaco c’è uno che ha la schiena dritta per dire ai romani: “stete a casa vostra”? Ecco un sindaco dovrebbe avere una idea di città e una schiena dritta, ci sono uomini così tra i giganti? Tra i miei bassotti e neri dei lepini? O in altri termini tra i cispadani e i marocchini?

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