mercoledì 21 aprile 2010

L'ARCINORMALE - Il Commissario e Bolivar



Lidano Grassucci 
Mi permetto di mandarle questa mia, signor commissario, per via del fatto che io, come tanti altri cittadini di questa città, vorremmo approfittare del suo lavoro per rendere questa città normale. Normale, una città italiana del 2010.
Sono figlio di generazioni utopiche, ho sognato un mondo di giustizia e libertà, e mi ritrovo con la mediocrità  del presente.
Vorrei suggerirle di chiudere con le nostalgie che dal ’93 sono il cancro di questa città che, grazie a Dio (per me laico agli uomini che ci hanno vissuto), si chiama solo Latina, senza già.
Già questo farebbe me e migliaia di cittadini italiani normali.
Poi smonti quel mostro che è  stato creato da Tana sotto il governo Finestra e poi continuato da Zaccheo: chiuda l’Intermodale, lasci stare fantastiche metropolitane, non entri in politiche portuali, e chiuda per sempre anche l’eredità democristiana delle terme.
Sulla Latina Ambiente chiami l’Ama, i privati, ma non lasci che il Comune si impicci di cose che non sa fare.
Cancelli queste macchine che sono figlie di un passato che, spero, lei ci farà dimenticare.
Poi, per favore, spieghi ai dirigenti del Comune che sono al “servizio” dei cittadini, che siamo in un Paese liberale, dove c’è la libera iniziativa ed è finito il tempo dello stato dirigista che con licenze e costrizioni ci faceva sudditi e non cittadini.
Renda questa città normale, il 25 aprile affigga un bel manifesto che ricordi la libertà e non la festa del Santo Patrono.
Lasci stare le metropolitane ed acquisti qualche autobus in piu’, lasci stare il porto e renda decoroso, pulendolo, il lungomare.
Tagli l’erba signor commissario, abolisca cerimonie tipo posa della prima pietra o del secondo sercio. Non pensi ai grandi eventi ma al vivere quotidiano della nostra gente. Non perda tempo dietro gli amministratori romani, ma valorizzi (se può) l’intelligenza che qui abbonda. Renda gli onori ad Antonio Pennacchi che scrive un libro finalista allo Strega e che parla di questa gente che Latina continua a costruirla tutti i giorni.
Se può liberi il centro ucciso dalle strisce blu, ci liberi dall’angoscia di non poterci neanche fermare.
Non acquisti piu’ immobili, il Comune non è la filiale della Pirelli Re, della Gabetti.
Lei ha un dovere: renderci italiani normali, lei ci deve svegliare dal sonno di 18 anni, dalla tristezza del tempo al’indietro.
Lei dovrebbe fare quello che qui noi non siamo stati capaci di fare: portare il senso dello Stato, della cosa pubblica.
Se farà questo le intitoleremo una piazza come quella che sta nelle piazze del Sudamerica dove sotto l’effige di Simon Bolivar c’è scritto “liberador”.

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