martedì 27 aprile 2010

LA VIPERA - Passi lunghi e ben distesi

aemme
L’uomo è cacciatore. Punto. Un tempo così si diceva, quando magari una figlia piangendo disperata raccontava fra le lacrime alla mamma di essere stata tradita dal marito. Ed era questa la risposta che solitamente la ragazza tradita si sentiva dare, tanto per salvare quel matrimonio “indissolubile”. Come se fosse un gene presente necessariamente in tutti gli uomini. Imprescindibile. Oggi anche le donne sono diventate “cacciatrici”, un gioco, spesso il loro, tra il “ci sto e il ci penso meglio”. Ma l’uomo, per cultura, per esperienza secolare, è pronto a lanciarsi a capofitto in una qualunque relazione spinto dalla voglia di conquista, di mostrare a se stesso (e se è stupido, pure a qualche amico) che ha sempre il suo fascino ed è ancora irresistibile. Il problema serio è quando questo diventa un vizio, come quello del lupo, un’abitudine: allora sono guai. Perché pare che chi tradisce una volta possa farlo e rifarlo senza sentirsi più neanche in colpa: per sempre. E qui che si fa? Ancora per usare i detti della nonna: “la prima si perdona …”, ma siamo proprio sicure che appunto sia prima ed ultima? Fidarsi dei giuramenti? Sanno chiedere perdono quasi con le lacrime agli occhi, e poi loro, non hanno fatto niente, è capitato tutto casualmente!. E una donna innamorata vuol pure crederci e pur sapendo  che non è così, che non sarà così, ci riprova. Quello sarà sicuramente l’errore più grande e grossolano della sua vita. Ci si aspetta che diventi fedele, che non ci spezzi il cuore mai più, che non lo rifarà. La verità è che non solo lo rifarà, ma imparerà a farlo meglio, in maniera che nessuno possa accorgersene, ma lo rifarà. E quel che è peggio è che raramente sarà una migliore di te, ma prevarrà sempre (loro la chiamano goliardia) il gusto irrinunciabile di sentirsi predatori, conquistadores. Non lo perderanno mai quel vizio e allora se siamo ancora in tempo, e lo si è sempre, girare i tacchi e via. La sofferenza per un tradimento è troppo forte, almeno per tutte coloro, meno “sportive” che non lo ritengono “una goliardata”. Entra nel più profondo e ci fa, improvvisamente, rimettere in discussione non solo la nostra storia ma anche, e quel che è più grave, la nostra personale vita, noi stesse, per intenderci. Cominceranno le domande, a migliaia, che frulleranno nella testa a velocità supersonica. Sarà pure vero che con molta probabilità non siamo nati per essere monogami, ma fortunatamente non tutti gli uomini sono così, appunto per questo, al primo sentore che quello che abbiamo vicino fa parte del nutrito gruppo che lo fa per hobby, un dietrofront rapido e indolore. Non cadiamo nell’illusione tipica di alcune che pensano di essere capaci di plasmarli, di rimetterli sulla giusta via, ma che sciocca assurdità! Non rinunceranno mai dinnanzi alla nuova giovane collega, a fare i “pavoni”, a corteggiarla, così, “solamente per un senso di accoglienza della nuova arrivata, nel nuovo ufficio”. E da lì il gusto per la trasgressione, l’intrigante pericolo di un corteggiamento clandestino, faranno il resto. Una storia infinita. Siamo sempre ancora in tempo e siccome non esiste un antidolorifico da sopportazione di tradimenti, e soprattutto non ci siamo mai votate a questa sopportazione, l’unica cosa che ci rimane da fare, sarà un  invito sereno e determinato a proseguire la propria brillante carriera da sciupa femmine, da soli. Come si dice a Torino: - Passi lunghi e ben distesi!

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