mercoledì 24 marzo 2010

Pietà, festa e sguardi ebeti


Lidano Grassucci

Mi dicono che sono andati da Sezze e da Cori a Santiago de Compostela, per la processione i primi per la tradizione dei canti della Passione delle Donne di Giulianello i secondi.
 Santiago sta dall’altra parte del mondo, sta dove finisce la terra dei cristiani e c’è il mare, più a sud i saraceni. Da qui si parte e si va, si va fino a Roma, fino a Gerusalemme. Qui si parte per chi è di qui, qui si arriva per chi viene dal cuore della cristianità. Sono andati quelli della mia terra a testimoniare di pietà, di come il popolo sente il divino. C’erano anche i sindaci che non dimenticano la storia sociale riformista dei lepini, lì a testimoniare un filo lungo con il tempo. Quella gente, la mia gente, e la povertà di questo tempo presente in cui la Fede è una medaglia pubblica che nasconde, coltiva, vizi privati. Quanta gente a Latina, ad Aprilia conosce i riti della Settimana santa sulle nostre montagne, nel sud pontino. Quanta gente pensa al Venerdì santo come il tempo di una vacanza? Quanta gente pensa alla fine della prossima settimana come la prima uscita al mare. Non è che sia peccato pensarla in questo modo, è che non ci sono più i giorni, non c’è distinzione tra un tempo e un altro. Vengo da un mondo che si preparava alla morte del Cristo, ne seguiva passo passo i racconti dei Vangeli, si faceva carico del dolore della fine di un uomo che era tutti gli uomini, poi risorgeva come la vita nuova rinasce da quella vecchia. Andavamo nei sepolcri, avevamo idea della morte, e non era cosa inumana, estranea agli uomini.
Ora invece? Le donne non cantano nelle notti di Passione, la processione è uno spettacolo tv con tanto di attori professionisti che vengono da Roma. Loro, gli attori, recitano bene ma senza pietà, senza convinzione. Senza tempo. Poi ci meravigliamo se i candidati alle elezioni ti guardano ebeti dai manifesti? Siamo diventati tutti ebeti, viventi del presente senza passato e senza futuro. Che dire, a Santiago l’incesacolo è enorme e vola sulla capoccia dei fedeli per attenuarne l’olezzo (prosaicamente) per testimoniare l’angelo di Dio che viene a salvare il mondo. Ma cosa vuoi che importi noi siamo impegnati a seguire lo show televisivo quotidiano con seri signori e signore che fanno patto solenne e non stanno dichiarando l’indipendenza degli Stati Uniti, non stanno enunciando i sacri principi di libertà della rivoluzione di Francia, neanche la fine dell’odiosa tirannide, ma si candidano a tappar le buche e far funzionare gli ospedali. Se conoscessero di Storia e di Fede forse si sentirebbero ridicoli.
Stiamo eleggendo dei capi di un grosso condominio che è la Regione, ma come fai a capire le differenze se per te giovedì santo è solo il giorno che anticipa la gita a Sharm El Sheik? Come fai a capirlo se il giovedì è solo il giorno degli gnocchi?
Guardate i candidati, siamo noi allo specchio, e il capo ci prometterà una festa, una bella festa.  Perché cantano le donne di Giulianello? Perché i ragazzi di Sezze si mascherano da soldati romani? Sarà una esterna di “Amici”, pure brutta.

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