martedì 30 marzo 2010

Bristol, comincia la conta dei danni


Teresa Faticoni
Davanti ai cancelli della fabbrica più grande della provincia di Latina ci sono i lavoratori. Siamo alla Bristol Myers Squibb. Sono silenziosi, e gli uomini della Digos sono lì a presenziare per l’ennesima volta alla disfatta delle politiche industriali di un territorio violato. La multinazionale americana del farmaco ha ceduto lo stabilimento di Sermoneta Scalo alla Corden Pharma Spa, società affiliata dell’International Chemical Investors Group. Ieri i dipendenti hanno scioperato per un’ora per turno («una protesta sostenibile - ha dichiarato Roberto Cecere, segretario generale della Femca Cisl - che non incide sullo stipendio dei lavoratori, ma dà un segnale chiaro») per dire che così non si fa. Dare l’annuncio della vendita, che comunque era nell’aria da un paio di anni, proprio alla vigilia di Pasqua e nel giorno delle elezioni regionali con la speranza che passasse sotto traccia nasconde evidentemente qualcosa. Che si può anche andar a ricercare negli ultimi 24 mesi vissuti in via del Murillo con il minimo di produzioni da quando lo stabilimento si è insediato in provincia. Era il 1970, erano gli anni in cui si andava creando il tessuto industriale che ha fatto di questa provincia il secondo polo chimico farmaceutico in Italia dopo quello di Milano. Uno stabilimento con potenzialità uniche al mondo, con un capitale umano fatto di gente dei Lepini e di Latina. Gente nostra, che ora si ritrova con un futuro incerto dopo un passato glorioso. Perché hanno sfruttato questa provincia come fosse una prostituta. Nessuno la ama. Tutti la sfruttano fin quando conviene. Poi basta. Si va via senza mai lasciare nemmeno i soldi sul tavolo all’uscita. Ieri con i dipendenti c’erano Dario D’Arcangelis e Walter Cassoni, della Filctem Cgil, Roberto Cecere della Femca Cisl, Luigi Cavallo, della Uilcem Uil, Armando Valiani della Ugl Chimici e anche il segretario nazionale della categoria Luigi Ulgiati. Sul caso è intervenuta anche il sindaco di Sermoneta Giuseppina Giovanoli che ha chiesto «un incontro urgente con i ministri Claudio Scajola e Maurizio Sacconi, e con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri Gianni Letta. Il carattere di urgenza è motivato anche dalla necessità di tutela dell’ordine pubblico e per gestire le conseguenze che tale cessione avrà sull’intero comparto industriale della Provincia di Latina».

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