martedì 2 febbraio 2010

Il lavoro irregolare ci impoverisce

Teresa Faticoni
è una piaga, un fenomeno invisibile, ma i suoi effetti sono reali e devastanti: il lavoro sommerso. La Uil ha scritto la mappa provinciale di quello che potrebbe essere il male del terzo millennio nel mondo dell’occupazione. In Italia 16 lavoratori su 100 sono impiegati con rapporti di lavoro in nero o irregolare. Il totale nazionale di questa fetta di economia sommersa equivale al 10,3% del prodotto interno lordo. Nel solo 2009 ha realizzato un fatturato di oltre 154 miliardi di euro, sottratti a qualsiasi tipo di tassazione. Cifre scoraggianti. Nel 2008 nel Lazio c’erano 324.810 lavoratori irregolari (comprendendo nel novero sia lavoro nero sia lavoro irregolare), con un tasso del 14,5%. Il fatturato sommerso ammontava a 15miliardi e 900mila euro con una incidenza del sommerso sul pil del 9,5%. Per il 2009 i dati salgono. Si potevano contare l’anno scorso 325.134 lavoratori irregolari con un tasso del 14,6%. Decresce il fatturato sommerso, che si attesa a 14 milioni e 900mila euro. E la provincia di Latina è protagonista in negativo.  Il territorio pontino si classifica tra quelli che superano la media nazionale. Nel 2008 in terra pontina c’erano 39.153 lavoratori irregolari con un tasso del 190,4%. Il fatturato di questo mondo parallelo era di 1 milione e 800mila euro con una incidenza sul pil del 15%. va peggio nel 2009. I lavoratori irregolari l’anno scorso erano 39.192 con un tasso del 19,5%. Decresce anche in questo caso il fatturato, con 1,7 milioni di euro che ha inciso sul pil del 17,2%. «Lo studio della Uil nazionale – sottolinea Luigi Garullo segretario generale Uil di Latina – ci conferma purtroppo che la provincia di Latina ha il più alto numero di lavoratori irregolari del Lazio dopo Roma, un triste fenomeno quello del lavoro nero e dell’economia sommersa  – continua Garullo – che se non contrastato adeguatamente con l’ impegno di tutte le forze istituzionali e sociali,  rischia di trasformarsi in un ulteriore volano utile ad alimentare situazioni di devianza anche criminale. Una fatturato sommerso di oltre 1 miliardo e settecento milioni di euro nella nostra provincia – conclude Garullo-  credo sia davvero inaccettabile, anche rispetto a coloro, imprese o semplici lavoratori, che subiscono una tale concorrenza sleale e diseguaglianza in termini di tasse pagate».
Saremmo stati tutti più ricchi, insomma, se quel lavoro fosse emerso. Il pil italiano sarebbe cresciuto, potendo affrontare la crisi internazionale con una solidità maggiore. I lavoratori, che avrebbero avuto qualche possibilità in più, sarebbero stati maggiormente garantiti. E avremmo registrato meno morti bianche, che hanno un peso maggiore quando i lavoratori sono irregolari. 

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