domenica 13 dicembre 2009

L'ARCINORMALE - Politica dei gazebo



Lidano Grassucci

Giro per una città vuota, anche se è sabato mattina e il sole di dicembre è piacevole. La città è quasi abbandonata: sarà per la sosta a pagamento, sarà per la crisi, sarà che la gente non vuole, semplicemente, incontrarsi. Forse vogliamo essere tutti da un’altra parte. Che so verso il mare. Negli angoli di questo posto i gazebo dei partiti: del Pdl da un lato e del Pd da un altro. Vuoti, semivuoti, o falsamente affollati, fa poca cosa.
Sono i partiti, con quei gazebo, un po’ come il bar accanto (entri se hai freddo), come il negozio di intimo (ci vai se sogni passioni mai sopite), o come la bottega degli orologi (ci vai se sai del tempo). Guardo i gazebo e penso a quando i partiti non erano così. Mi spiego: il gazebo è il tentativo casuale di intercettare casuali passanti. E’come aspettare un pesce dentro la corrente. I partiti e il loro consenso, destra sinistra fa poca differenza, non sono se non casualmente. Un tempo era la gente che andava “al partito”, e quando il partito andava in piazza la “occupava”. La riempiva. Non erano “casuali” gli incontri, non erano accidenti le idee, non era volubile il consenso. I partiti erano e riempivano la città: di idee, di gente, di contraddizioni. Ora li vanno ad incontrare per caso: li intercettano come fanno gli ambulanti alle fiere di paese, come fanno rigattieri e collezionisti la prima domenica del mese al mercato della memoria. Che differenza c’è tra quei gazebo politici e il gazzebone dei libri in Piazza del popolo? Nessuna, lì intercettano lettori casuali, qui elettori occasionali.
Cosa dicono nei gazebo? Niente, che vuoi dire. Il Pdl fa le tessere, per far cosa? Lo pensavo la prima esperienza italiana di un grande partito liberale che sapeva di Cavour, Croce, Ricasoli, di Einaudi, di Malagodi. Invece? Se vado al gazebo e li cito mi prendono per appestato.
Quelli del Pd stanno per il programma delle regionali, una volta si sarebbero “ammazati” in sezione sulla direzione delle strade, sul sogno di domani. Una volta in sezione ci andavi e se non ti impegnavi era un uomo meno, eri un qualunquista, eri out. Ora i partiti le sezioni non le hanno proprio, ma non hanno neanche le idee. Ti aspettano al gazebo e ti chiedono: cosa pensi del nucleare? E giu’ luoghi comuni, nelle sezioni veniva il dirigente che magari sapeva di Pontecorvo, Fermi, dei misteri di Majorana e della potenza istallata in Urss e di quella dei cattivi americani. Era uno studiato.
Ora, al gazebo, di parlano di effetto serra per il tiepido sole di dicembre che era uguale a quello del ’61, ma ora c’è l’effetto.
E le energie alternative vengono illustrate con la stessa perizia in cui la commessa illustra l’ultimo perizoma arrivato dalla Cina su disegno italiano.
La gente passa il gazebo e dopo aver avuto l’ultima su Berlusconi, dopo aver sentito che Il Pd farà una autostrada, ordina il cornetto al bar. Una volta nei gazebo ti davano le gassose, vendevano gassose, ora cercano idee.   

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