domenica 22 novembre 2009

A un Sindaco a strisce blu


Fabrizio Bellini

Signor Sindaco Zaccheo, la prego, aggiunga i miei al coro dei lai che si affollano, pressanti, sul suo tavolo di primo responsabile dell’amministrazione cittadina. Ripeto, la prego, non sia “insensibile al grido di dolore che da tante parti” del centro di questa nostra neo-blu-striata città si “leva verso di” lei: cancelli le strisce blu dai parcheggi. Non tutte, ma almeno quelle di ultima generazione. Rinfoderi il pennello e spruzzi acqua ragia. Solo alcune delle idee che le vengono in mente sono buone idee e in ogni caso, non tutte le buone idee si possono realizzare: impunemente. Se le strisce blu, così come sono, le ha pensate lei, faccia penitenza, se le ha suggerite qualcun altro, provveda a fargliela fare. Mi scuserà, ma siamo un po’ scocciatelli. Le spiego perché proponendole un esempio emblematico. Il sindacato agricolo che ho l’onore di presiedere, Confagricoltura, impiega quattordici persone. I nostri “cugini”, che lavorano nello stesso fabbricato, via Don Minzoni 1, altrettante se non di più. C’è poi uno studio tecnico e un’altra associazione; siamo in tutto una sessantina di persone. Scaliamo le coppie e diciamo cinquanta automobili che, moltiplicate per i duecentosessanta euro, tariffa agevolata, che la sua amministrazione pretende per parcheggiare, fanno tredicimila euro l’anno. Mille e cento euro al mese. Per stare sul posto di lavoro. Non per arrivarci, sia chiaro, ma solo per starci. E questo in un solo, piccolo, stabile. Quanti uffici, negozi ecc. ci sono in centro a Latina? Impiegati, operai, commesse, fattorini, infermieri, segretarie, apprendisti, giornalai, autisti, baristi, barbieri, giardinieri, camerieri, generici vari, che crede, che abitino tutti a piazza del Quadrato o che in centro ci vengano a lavorare? Avete inventato un nuovo balzello sul lavoro? E’ una nuova tassa, finanza creativa, sindrome da spremitura, impulso alla vendemmia perenne, turbe da onnipotenza, o che altro? Fatto sta che molti di noi e certe categorie in particolare, questi soldi non li possono pagare. Non li devono pagare. Sarebbe bene che lei se ne convincesse e recuperasse quantomeno il termine: esenzione. Se non vuole sverniciare, almeno, esenti. Provi a considerare le fasce di reddito, i luoghi di residenza e le opportunità di lavoro. Sindaco, ma veramente vuole prendersi ventidue euro al mese anche da un Co.co.co che di euro in un mese ne vede sì e no cinquecento e deve viverci a Borgo Montello? O da un serrandista che in tutto possiede un’Apetta? Ma viaaaa, non si toglie alla gente anche la colazione del mattino! Si inventi qualcosa e lasci stare almeno gli spicci. Stupisce poi, che siffatta iniziativa sia benedetta da una persona come lei il cui impegno a favore delle fasce deboli è, o era, noto a tutti coloro che l’hanno votata. Onorevole Zaccheo, che le è successo?  La sua “grinta” che fine ha fatto? Dopo il Sindaco poliziotto, che c’era tanto piaciuto, il Sindaco posteggiatore ci fa una magra figura. La parola, precariato, non le dice più niente? E “non ce la faccio più a mettere insieme il pranzo con la cena”? Beh, faccia lei. Meraviglia ancora di più il soporifero silenzio-assenso dell’opposizione che su questo provvedimento avrebbe dovuto alzare le barricate. Ma sono diventati consociativi. Evidentemente la pensano come lei: in centro solo i ricchi, tariffa piena cinquecento euro. Tollerati i benestanti, tariffa ridotta duecentosessanta euro. I meno abbienti? A piedi. I poveri? A dormire all’ex Consorzio agrario. Però in centro. Aveva ragione il compianto e indimenticabile Sabino Vona: gli uomini del Pd coltivano la strategia del lungo sonno. Non vogliono disturbare, sono discreti e non li svegliano neanche le cannonate. Quando apriranno gli occhi, si stireranno e fonderanno un nuovo partito che “nasca dalla gente” e che “stia tra la gente”. Come l’attuale! Poi, all’improvviso, un sussulto, inquadrano la realtà, li sfiora il venticello del ridicolo e “cacciano” i gazebo per fare in piazza quello che non hanno fatto in aula consiliare: casino contro un provvedimento ingiusto. E, ammesso che non si riappisolino, questa volta avranno successo. E i sindacati sociali? Ahhh, dimenticavo, sono molto impegnati nei picchetti fuori dalle fabbriche chiuse. Non si parla altro che di interesse dei cittadini, di bene comune, e poi si scopre che, né a destra né a manca, si ha uno straccio di idea condivisa. Neanche sulle piccole cose. Poi, un giorno, si vota, e allora … Signor Sindaco, Onorevole, non voglio scocciarla ulteriormente perché so che non ha tempo libero e io scrivo solo frescacce. Quello che volevo dirle, glielo ho detto, se vuole, ci pensi. La saluto rispettosamente con una frase che ha scritto il Presidente Fini, che so esserle caro, nella prefazione al saggio “Economia sociale di mercato” che il Prof. Pietro Armani scrisse nel momento in cui Alleanza Nazionale stava per assumere importanti responsabilità di governo, centrale, regionale e locale: “L’economia sociale di mercato si regge sulla libera iniziativa economica e sulla difesa della proprietà privata coniugate con quelle che sono le esigenze della solidarietà… un corretto rapporto tra cittadini, istituzioni e imprese passa attraverso il recupero dell’idea partecipativa”. Era il 1995, Sindaco, lei c’era e Fini vi parlava di solidarietà e di corretto rapporto tra cittadini e istituzioni. Allora il Presidente vi consegnava un dettato usando un linguaggio raffinato e complesso che, forse, non è ben penetrato. Chissà, oggi, che ha adattato le parole alla sensibilità di “torpigna”, che vi direbbe. Caramente, Fabrizio Bellini

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