mercoledì 25 novembre 2009

Trans e iperpolitica

Lidano Grassucci

La politica può essere una tetta Pirelli gonfiata a 20 atmosfere.
Ho visto a Porta a Porta il trans, Natalì, che è al centro dell’affaire Marrazzo.  Ho seguito le sue movenze, il suo ragionare, l’interesse dell’intervistatore. Mi sono fermato per capire: ma cosa ha a che fare questo con la politica? Con il vivere civile? La politica è, per me, seduzione delle idee, è piacere di sfida, di fantasia, è come una fiaba: immaginazione. Lì, in Tv, non c’era nulla di tutto questo: iperdonne senza femminilità; iperpolitici senza politica; ipergiornalisti senza racconti.
Come se tutto fosse gonfio. Non c’era nulla dell’umanità per cui è nata la politica, non c’era neanche il volo ipotetico del tacchino.
Ecco, forse quel che voglio dire è questo: la politica è volo per vedere l’orizzonte lontano, è rapace anche la politica come una civetta. Quella che ho visto, invece, è grasso, è ipervitamico grasso, il tacchino non vola per il peso del suo sedere. Un’idea di domani bloccata a terra, inchiodata dal suo peso. Nulla era interessante per me, per noi, per la città. Non c’era nessuna ipotesi di vivere comune. Marrazzo davanti ai casi suoi, il trans davanti ai casi propri, i commentatori alle prese con i casi propri, il conduttore che pensava ai casi suoi. Erano tutti, tremendamente soli, erano solitudini che ragionavano da sole. La politica per me è stata un sogno collettivo, un sogno che faceva di tanti una forza sola.
Quello che ho visto è solitudine siliconata, una ipersolitudine di un povero mondo.
Sono moralista? No, sono uno innamorato della politica, delle idee della seduzione delle idee. Non dell’iperpolitica, ma di quel sogno collettivo di domani che è il più grande amore che si possa provare.

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