martedì 10 novembre 2009

Il curato di Latina alta



Lidano Grassucci



Gli uomini di Fede tra le loro virtù dovrebbero avere l’umiltà. Umili nel mondo a portare il Verbo del Signore, non padroni del mondo ad imporre il domino della Chiesa. Sottigliezze. La Chiesa nel mondo sta da 2000 anni e di cose del mondo si è sporcata le mani, non umile e non virtuosa è la sua strada. I sacerdoti hanno sempre avuto la tendenza a ingrassare, tanto magro era il Cristo su quella croce. Ma questo è. Un sacerdote di uno dei quartieri alti di questa città piatta nell’omelia ha accusato una giornalista di questo quotidiano di non esser tale, come se dicessi di lui che è una “specie di sacerdote”. Ha aggiunto che siamo così poco letti da essere regalati, allora il Verbo del Signore è poca cosa perché non si paga con denari? O la sua grandezza si misura in averi? Eppure Matteo scriveva che “è più facile che un cammello passi nella cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli”. Curato mio, curato mio.
L’umiltà, che è rispetto, è virtù del signore e la superbia non lo è altrettanto. La superbia è errore, peccato. Giovanni XXIII distinguendo l’errore dall’errante si fece gigante rispetto al male e umile rispetto all’ammalato. Ma se sei curato dei quartieri alti e ti ritieni superiore a chi umile si è fatto guidando la Chiesa hai qualche peccatuccio di superbia. Noi nelle cose di Fede non entriamo, troppo grandi per noi gentili, ma credo lo siano anche per tanti chierici superbi.
La superbia ha fatto ferite sanguinolente a Santa Romana Chiesa, la grandezza di San Pietro è costata con quel laicissimo commercio del paradiso, metà dei sudditi di Dio. Ne valeva la pena?
Credo che il Cristo è una cosa che sta poco sui muri e tanto nel cuore, per chi ha questa grane virtù.
Torniamo al curato dei quartieri alti: lui forte del suo pulpito, sicuro dell’assenza della replica, fa il monologo. La Chiesa non ha paura del pensiero diverso, la Chiesa deve temere i sanfedisti, gli zelanti, gli integralisti. Era zelante Francesco quando si fece povero nella Chiesa grassa?
La fine del potere temporale ha fatto più grande o più piccola la Chiesa di Roma? Non è con un crocefisso solo e dimenticato su un muro di scuola che si è cristiani, si è civili contro gli incivili. Quel crocefisso non è Lepanto, e il curato della Latina Alta non è Carlo Martello a Poitiers e la giornalista non è la perdizione araba.
Non siamo alle crociate. Poveri curati lasciati solo davanti ai mali del mondo che si meravigliano dei mali del mondo che alla verità delle idee e alla loro diversità preferiscono l’ipocrisia.
Sì curato mio noi preferiamo quei cristiani che hanno Cristo nel cuore e non “esiliato” su un muro, a noi piacciono le facce sincere non le ipocrisie, a noi piacciono le virtù pubbliche e private. Ma forse è troppo per un curato di Latina alta.

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