Fabrizio Bellini
Se n’è andato. Il “bellone” ha salutato tutti e ha sbattuto la porta. Bravo, anzi, bravissimo! In politica, come nella vita, ci vuole dignità e chiarezza di propositi. Non guasta neanche il mantenimento di una certa identità culturale che, riversandosi nella continuità, ti permetta di essere “riconosciuto” sempre e comunque. E in questo Francesco Rutelli è maestro. Ha lasciato, sbattendo la porta, i seguenti partiti: Radicali, Verdi arcobaleno, Margherita e Partito democratico. Non erano più il suo partito. Più identità nella continuità di così! Se ci riesce pure con l’Udc è record assoluto. E’ come un moderno San Paolo che ripercorre in su e giù la via di Damasco e ogni volta viene folgorato, casca da cavallo e sbatte la testa. Si scuote un po’, si guarda intorno, non capisce e continua a chiedersi: “ma n’do’ porta ‘sta cavolo de via de Damasco”?
E ricomincia. Gli ci vorrebbe un navigatore satellitare ma l’importante è che continui a porsi la domanda. Non andrà da nessuna parte ma non ci porterà neanche nessuno. Si è conquistato una forte identità politica con alcune originali connotazioni ornitologiche che vanno da passero solitario a uccello migratore passando per falco pellegrino e pulcino bagnato. Ecco, a me appare così, un fringuelletto sempre in volo, e dovrebbe essere evidente che per lui non ho né simpatia né una grande stima. Non che la cosa conti o che a qualcuno gliene freghi niente, ma ci tengo a dichiararlo. Non ho simpatia per i transfughi in genere. Per tutti coloro, cioè, che fanno politica e … si evolvono. Che capiscono, ma dopo. Che chiedono scusa, ma restano. Che la prossima volta faranno meglio. Che, “ora”, sono più consapevoli. Che una volta erano una “cosa” tipo comunisti, fascisti, socialdemocratici, monarchici, repubblicani durante la repubblica, socialisti e sono diventati un’altra “cosa”. Stemma sabaudo, falce e martello, scudo crociato, fiamma tricolore, sole nascente, sole che ride, edera, quercia, ulivo, asinello, margherita, garofano, e che ca..zo! Non li apprezzo perché non sanno mai spiegarci “cosa” sono diventati. Ci provano, è vero, usano un sacco di parole così inclusive che, sparpagliate come il cacio sui maccheroni, non significano più un bel niente. Progressista, riformista, rinnovamento, via nuova, società civile, laico, ambientalista e l’ultima, la più bella, quella che “nun se pò sentì”, europeista. Ci confondono tanto quanto sono confusi loro e pretendono, per di più, di essere considerati i padri fondatori di qualche cosa. E qualcuno, per un po’, abbocca. In realtà in molti, troppi, dovrebbero dirci che non sanno fare niente, che non hanno mai fatto niente e che magheggiano in politica per bisogno. Un mestiere come un altro. Meno puzzolente, ma non più nobile del mio: allevatore di vacche per passione e necessità. “Ce dovrebbero dì” che, senza lo stipendio dello Stato, “se morirebbero de fame”. E anch’io, senza vacche! Ma questo è populismo di bassa lega, pressappochismo da letamaia, qualunquismo da bovaro, me ne rendo conto, ma sono così incavolato e invidioso del fatto che il Corriere della sera, un giornale serio, sabato, abbia sprecato tutta pagina nove per intervistare Rutelli, che non mi riesco a contenere. L’ex di tutto dice che ha ricevuto “migliaia di messaggi d’incoraggiamento, adesioni, sostegno”. Migliaia? Ma da chi, se addirittura Paolo Gentiloni “è stato più formale che altro”? Boh, chiudiamola qui! Una notizia per il “bellone”: il contrario di laico (laikòs = del popolo, profano) non è agnostico. E’ klerikòs = del clero. Lui fa parte del clero? No. E allora perché ci dice che è “laico cristiano”? Basterebbe “cristiano”. Confuso lui, confuso il linguaggio, confusi noi.
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