martedì 20 ottobre 2009

Violante racconta il 1992. La trattativa Stato - mafia secondo l'ex Presidente della Camera


di Francesco Furlan



La statura politica di Luciano Violante non si discute. Già Presidente della Camera, Violante ieri sera era a Minturno a sostenere la mozione Bersani nell’ambito della campagna elettorale che domenica prossima, quando giungerà al termine, dovrebbe eleggere il nuovo segretario del Partito Democratico. L’incontro minturnese, alla Pasticceria Morelli, è incentrato sul tema della legalità ma è inevitabile scivolare su argomenti che, in questi giorni, invadono quotidianamente la cronaca nazionale ovvero la presunta trattativa Stato – mafia. Violante nel 1992 era presidente della commissione nazionale antimafia, un ruolo che lo espose a richieste di incontro da parte di personaggi non sempre rivelatisi poi raccomandabili. Una di queste richieste gli arrivò da l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, i magistrati che indagarono il primo cittadino lo definiranno «la più esplicita infiltrazione della mafia nell'amministrazione pubblica”, l’uomo che sarebbe stato incaricato di portare avanti la trattativa con lo stato per conto dei mafiosi di Corleone, Riina e Provenzano. “Non l’ho mai incontrato segretamente seppure per tre volte mi fu chiesto l’incontro. Ci sono politici che sanno dire di no e non scendono a patti” –, ha sottolineato Volante. Gli abbiamo allora chiesto se, al di là dell’incontro, avesse avuto notizia all’epoca di questa trattativa tra criminalità e istituzioni. “Non ne ero a conoscenza”. E, infine, come commentava dichiarazione, rilasciata qualche giorno fa al tg3, dal procuratore nazionale antimafia Piero Grasso (“Con la mafia ci fu trattativa. Salvata la vita di molti ministri”). Violante a questo punto si è trincerato, quasi rimproverandoci: “Lei è un giornalista. Stia ai fatti. Ci sono i magistrati che stanno appurando questa vicenda”. Già, i fatti. Violante è vero politico nella sua ultima risposta. Rivendica il suo lavoro da magistrato contro l’antiterrorismo, racconta, in modo magistrale, cosa sia per lui un partito, che sia il Partito Democratico sembra quasi un dettaglio, seppure si sfila, e non potrebbe essere diverso visto l’appoggio a Bersani, nettamente da Veltroni (“Si è dimesso durante una conferenza stampa senza rendere conto ad alcuno”). Quando riparte verso Fondi, forse ultima tappa di un tour di giornata che in mattinata lo ha visto impegnato anche a Palermo ascoltato dai magistrati proprio per la presunta vicenda relativa alla trattativa Stato – mafia, il presidente Violante appare stanco. Noi restiamo con l’impressione che quella trattativa ci sia stata. Che sia passata sulla testa del poi Presidente della Camera? Difficile da credere. Ci sono i magistrati a doverlo scoprire. Era una trattativa politica? Se si, perché con la mafia si, e con il terrorismo, quando ad esempio ci fu il sequestro Moro, no. La risposta è apparentemente più semplice di quanto la domanda, per la risonanza dei nomi citati, faccia pensare. Se lo Stato è sceso a trattative con il potere criminale è perché, probabilmente, non controllava il territorio. E oggi? Mah. All’incontro di Minturno c’erano anche diversi altri esponenti politici del centro sinistra. Dal consigliere regionale Di Resta, al consigliere minturnese Lepone, a Vito Romano dell’Idv, al coordinatore formiano Francesco Carta, alla commissaria del Parco Ermina Cicione, al padrone di casa Rotasso. La nota più interessante, oltre gli slogan di Di Resta già in clima elezioni regionali (“Minturno è una realtà dove si sommano tutti gli elementi negativi del potere che calpesta le regole” … “Città omertosa” … “…indifesa e destinata ad avere grandi problemi”), la presenza di Aristide Galasso al tavolo di presidenza. Un’autorevole investitura alla carica di sindaco.

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