martedì 6 ottobre 2009

Tutti sindaci con la fascia "capoculo"


Sergio Corsetti
La causa è nobile ma la pubblicità è quanto di più sbagliato ci possa essere.  Anche lo storico e prestigioso Corriere della Sera a volte cade. Ieri, in ultima pagina, presentava una pubblicità a pagina intera di una banca che ha raccolto la bellezza di 5 milioni di euro per ristrutturare la sede del Comune de L'Aquila. "Ricostruiamo la casa comune di tutti i primi cittadini dell'Aquila" lo slogan. Solo che i protagonisti della foto, belli sorridenti, immortalati tutti in gruppo con indosso la fascia come i sindaci, hanno il tricolore al contrario. Vicino al collo c'è il rosso invece che il verde. Vabbè, dirà più di qualcuno, stai a guardare il capello, in realtà un giornale attento e un'agenzia pubblicitaria altrettanto attenta non possono permettersi errori madornali del genere. Non possono essere così superficiali. A meno che non si tratti di una provocazione voluta per attirare maggiormente l'attenzione dei lettori. Poco tempo fa, al tempo dei funerali dei militari uccisi a Kabul, anche il Partito democratico a Roma era incorso nello stesso problema con manifesti a lutto con la bandiera al contrario. La questione in realtà è delicata e importante. La fascia tricolore indossata dai sindaci durante le cerimonie ufficiali è regolata da una circolare ministeriale emanata nel 1998 dall’allora ministro Iervolino e, pertanto, non deve ritenersi “un semplice ornamento, ma un simbolo legato alle trasformazioni cui la carica di primo cittadino sta andando incontro nell'ordinamento italiano, dunque, va usata con consapevolezza e decoro”. Da qui l’invito ai sindaci a fare “un uso corretto e conveniente della fascia tricolore”, nella consapevolezza “della dignità e del decoro della carica, e tale da non scalfire la realtà dello Stato come elemento di unità giuridica”. Nel caso della pubblicità certamente non è venuto meno il decoro e la dignità dell’istituzione. Si è trattato solo di un …errore di sbaglio. L'intento è rimasto senz'altro quello "rinsaldare il senso di appartenenza di una comunità che rinasce"

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