lunedì 5 ottobre 2009

Pescatori in cassa integrazione

Martedì 6 Ottobre 2009
Raffaele Vallefuoco

Che la pesca non fosse immune dalla crisi occupazionale a Gaeta lo si era capito a partire dalla cassaintegrazione e i licenziamenti in seno alla Panapesca. Una vertenza che si è configurata come un'anomalia, poiché ha colpito l'ultima maglia della catena della lavorazione ittica: i prodotti surgelati e già lavorati, pronti solo alla cottura. Ma, adesso, la persistenza del deficit occupazionale si fa preoccupante anche per l'intero comparto: la crisi si incancrenisce e colpisce l'apice della produzione: i pescatori. Lungo tutta la fascia costiera del sud pontino si aprono le prime procedure di cassaintegrazione straordinaria in deroga: appunto, in deroga, a testimonianza della delicatezza della situazione. Non a caso gli ammortizzatori sociali sono stati estesi anche alle aziende al di sotto dei quindici lavoratori. E questo da agosto, data di conversione del decreto anticrisi che tutela le piccole e medie aziende e quindi i pescherecci, motore dell’economia delle nostre città di mare. «In virtù della crisi che abbraccia il settore - spiega Eugenio Siracusa Flai Cgil - abbiamo attivato le prime procedure di cassaintegrazione: soluzioni che offrono un reddito alternativo in mancanza di lavoro, e che sono una manna in questo momento per tutto il settore». A Gaeta, come a Scauri, passando per Formia i pescatori e pescherecci risentono della situazione. «Una scelta che fino a ieri non era possibile ma che, fortunatamente, dopo una battaglia dei sindacati e di Federpesca è stata estesa a queste realtà fondamentali per la pesca». Questo non elimina i deficit atavici che picchiano sul comparto, nonchè «le politiche scellerate sinora poste in essere» commenta Eugenio Siracusa, «ma contribuisce certo a risollevare» il comparto che, non dimentichiamo, ha già dovuto superare la dura prova del caro gasolio, contro il quale la Ue ha allentato i parametri e il Ministero dell’Agricoltura ha «elargito» benefici. Ma, tornando alla realtà del sud pontino, a risentire della crisi è soprattuto la pesca a strascico e le flotte con non più di tre o quattro pescatori. Descrizione della maggior parte delle imbarcazioni che affollano le banchine dei porti di Formia, Gaeta e degli approdi di Scauri, sui cui operatori grava l’onore di sfamare intere famiglie. Molte  flotte non lasciano le cime e restano attraccate in porto in attesa di superare questa fase che, in realtà, avvolge tutto il mondo del lavoro. 

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