venerdì 2 ottobre 2009

Liberi e sinceri



Lidano Grassucci


Si manifesta per la libertà di stampa a Roma. Non ci sarò. Perché non ho mai visto manifestanti grassi, perché non manifesto contro i mostri. Santoro dice, e ne ha diritto, ciò che vuole, ma lo dice nella tv pubblica e quindi tutti possono criticarlo. Debbo anche ricordargli che il mostro Berlusconi, non era tanto mostro quando lui lavorava nelle sue Tv. Ma questa è vita. Manifesta pure Tornatore che ha il film (Baaria), prodotto dal mostro Berlusconi, in uscita. E’ cattivo per l’informazione, generoso per il cinema.
Protestano i giornalisti che stanno in giornali finanziati dallo Stato al 70%, qui la libertà è così in pericolo che lo stato finanzia i loro pingui stipendi.
Sono stato d’accordo con Berlusconi e ho creduto nella sua rivoluzione liberale, da laico-socialista, ho creduto nella sua idea di cambio di classe dirigente. E non era un mostro.
Ora mostra senili problemi con le femmine, ma soprattutto, per farseli perdonare, preoccupanti atteggiamenti di accondiscendenza con la Chiesa. Non mi piace per queste cose, ma non è un mostro.
Trovo ributtante il teatrino della consegna delle case in Abruzzo con il maggiordomo Vespa. Ributtante per lui e per Vespa. Ma non è un mostro.
Trovo che ha amici inquietanti come Ciarrapico, mi fa senso per questo. Ma non è un mostro.
Credo che ha tradito il decisionismo del ’93 con la melassa di oggi. Credo che Gianni Letta sia la cosa più brodosa democristiana, curiatica, levantina e antiliberale che questo paese abbia partorito. Ma non è un mostro.
Credo che Feltri non sia una brava persona.
Credo che uno che fa offendere la propria moglie, la madre dei propri figli, dal giornalista amico non sia nobile, sia umanamente per me incomprensibile. Ma non è un mostro. (Io in quel giornalista prestato non avrei forza di guardarmi allo specchio, ma io sono giornalista ma a tempo perso so omo).
Vi ho raccontato quel che penso pro e contro Berlusca, liberamente. Il problema della informazione in Italia è l’autocensura, gli stipendi vergognosi dei colleghi della Rai, i privilegi di una casta che vive in un fortino forte dei soldi pubblici che vengono rubati ai piccoli giornali e alle nuove iniziative editoriali.
Ma per questo non si scende in piazza.
Starò qui al mio modesto lavoro a dire la mia sul mondo a essere politicamente scorretto.
La libertà di informazione si difende, semplicemente, facendo il proprio lavoro.
Buona manifestazione, perché manifestare è un diritto ed è segno di libertà.

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