sabato 24 ottobre 2009

Il sex gate travolge Marrazzo

Teresa Faticoni
Piero Marrazzo si è autosospeso dalla carica di presidente della Regione Lazio. Il sex gate della Pisana, che si conclude come una triste e ipocrita vicenda all’italiana, è partito qualche mese fa con un video ricatto.
Il passato - Il governatore è stato sorpreso da 4 carabinieri (come lui stesso ha ammesso) in un appartamento di Roma in compagnia di un transessuale. Si parla anche di presenza di cocaina messa ad hoc da quelli che poi si rivelano ricattatori. In quel frangente sarebbe stato girato un video amatoriale che i militari avrebbero cercato di piazzare sul mercato del gossip, senza fortuna però. Da intermediario avrebbe fatto lo stesso fotografo che pizzicò il portavoce di Prodi, Sircana, mentre abbordava trans nelle vie di Roma. «Si tratta di una vicenda personale in cui sono entrate in gioco mie debolezze inerenti alla mia sfera privata, e in cui ho sempre agito da solo», ha dichiarato l’ormai ex presidente. I problemi sono sorti quando lo stesso Marrazzo, ricattato dai 4 carabinieri ora arrestati, avrebbe ceduto alle minacce e alle richieste firmando assegni per pagare il silenzio dei militari.  Da lì una discesa.
Il presente - L’uragano sexy che lo ha travolto lo ha spinto a ritenere «oggettivamente e soggettivamente inopportuna la mia permanenza alla guida della Regione, anche al fine di evitare nel giudizio dell’opinione pubblica la sovrapposizione tra la valutazione delle vicende personali e quella sull’esperienza politico-amministrativa». Marrazzo si è quindi autosospeso con effetto immediato conferendo al suo vice Esterino Montino «la delega ad assumere la provvisoria responsabilità di governo e di rappresentanza ai sensi della normativa vigente, rinunciando a ogni indennità e beneficio connessi alla carica».
Il futuro - L’autosospensione è stata una scelta legata alla necessità di approvare il bilancio regionale. Poi si avvia il procedimento per lo scioglimento con le conseguenti dimissioni di Marrazzo dalla carica. Entro novanta giorni dovranno essere convocate le elezioni e a conti fatti entro il mese di febbraio i cittadini laziali saranno chiamati alle urne per decidere chi dovrà guidarli. Finisce così la parabola discendete del giornalista televisivo prestato alla politica tradito dalle sue passioni. Il peccato non sta nelle scelte personalissime di Marrazzo, ma nel suo cedimento al ricatto. Inopportuno pagare, inadeguato sottostare al ricatto. «Lo faccio per la mia famiglia», dice lui. Siamo italiani, viviamo sotto la pesante cupola del Vaticano, e l’immagine del nucleo felice da mulino bianco non ce la riusciamo a scrollare di dosso.
Il successore - Chi candidrà il centrosinistra? Le ipotesi, scartando le più fantasiose, possono essere due. Da una parte Michele Meta, ex diessino. Dall’altra, se va in porto l’accordo con l’Udc, si potrebbe entrare in camera di raffreddamento con un candidato presidente proprio del partito di Casini. Si vocifera, però, anche di Veltroni, in cerca di collocazione; Giovanna Melandri o Enrico Gasbarra.

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