sabato 31 ottobre 2009

I mandanti dei viados e le fregnacce


Lidano Grassucci

Il giornalismo era, una volta, fonti, loro verifica e descrizione dei fatti. Ora? E’ romanzo, è fantasia. Ricostruzioni tipo: se moltiplichi per un milione uno, ci aggiungi mezzo, ne segni uno e mezzo lo dividi per due e casa mia sta esattamente ad un punto rispetto ad Orione e, quindi, ci sbarcano i marziani. Ieri L’Unità (povero Antonio Gramsci che l’ha fondata per il riscatto del lavoro e se la ritrova al servizio della fregnaccia) ha dimostrato, con il metodo di cui sopra, che la questione di Marrazzo è pilotata dalla mafia di Fondi. Insomma se Marrazzo va con i trans è colpa dei finocchi del mercato di Fondi, della cattiva digestione dei carciofi di Sezze, e del sedano. Nel prossimo articolo ci spiegheranno che la crisi del ’29 fu causata dal nonno di Fazzone che passò per caso dalle parti di Wall Street e cambiò mezzo dollaro.
Se a Marrazzo piacciono o no i trans mi sa, compagni de L’Unità, che dipende proprio da lui e non ci sono scuse, che la mafia con le serate del presidente non ha nulla a che fare. Insomma ciascuno fa l’amore in proprio e almeno in quello non c’è mafia.
Alle manifestazioni per l’antimafia a Fondi andavano quelli della Giunta di Marrazzo, i partiti che sostenevano Marrazzo perché gli “altri” erano mafiosi. Ora L’Unità ci dice: “che il capo, il capo loro, era ricattato dalla mafia”.
Mi sento preso per il culo. Su Il Manifesto un tale Ruotolo di Annozero accusava me di essere in odor di mafia per via della mia posizione su Fondi e del fatto che avevo difeso i contadini normali rispetto alla propaganda di vini prodotti da aziende che hanno avuto i terreni dallo Stato confiscati a mafiosi. Avevo sostenuto che dopo aver avuto la terra gratis dovevano, i vini antimafi, competere nel mercato come i vini altrettanto onesti dei contadini. Apriti cielo, sono diventato cugino di Toto Rijna, sodale di Al Capone. Naturalmente essendo contadino e pure di famiglia comunista questi attacchi da borghesi mi fanno un baffo. Ma adesso che scopro che Marrazzo era ricattato dalla mafia per via dei suoi piaceri, mi metto a ridere. Ma come la mafia era Fondi e invece veniva servita a Roma. Non ho mai letto di rilievi al capo Marrazzo.
L’unica verità? Siamo davanti a montature, a sociologia, a fantasie da romanzo.
Marrazzo a trans ci andava da solo. Nella Costutuzione i padri di questa nazione hanno scritto: “la responsabilità penale è individuale”. Hanno scritto che ciascuno risponde delle cose che fa per se stesso. Nessuno da Fondi, da Canicattì, da Napoli o da Venezia andava dietro al presidente del Lazio nelle sue notti di gaudio. Mi dispiace ma siamo davanti a casi suoi, e basta.
La mia idea? Che a Fondi c’è tanta mafia quanta a Roma, che i giornalisti somari ce ne sono a Roma tanti quanti a Latina, anzi un po’ di piu’ perché Roma è piu’ grossa.

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