Raffaele Vallefuoco
Sul Fermi? Raimondi pensi alle sue responsabilità. A muovere l’accusa sono i consiglieri comunali del Pdl gaetano Pasquale Ranucci, Giovanni Erbinucci e Luca Gallinaro che, ricostruendo la vicenda che coinvolge gli studenti del Fermi, assegnano una parte di responsabilità al sindaco di Gaeta, pur rientrando l’istituto nella sfera di competenza della Provincia. Affermano: «La vicenda del liceo scientifico “Enrico Fermi” di Gaeta con tutte le problematiche connesse, in primo luogo il ricorso ai doppi turni, impone una serie di riflessioni che tirano in ballo, purtroppo, il comportamento contraddittorio e ondivago al riguardo del sindaco Raimondi. Preso atto, infatti, delle scuse formulate dall’assessore provinciale alle politiche della scuola Giuseppe Schiboni, in ragione dei ritardi tecnici connessi alla consegna delle nuove aule dell’edificio scolastico di Calegna, e che in ragione di ciò l’amministrazione provinciale ha chiesto e ottenuto dalla ditta costruttrice l’intensificazione dei lavori in corso nel cantiere, occorre ricostruire l’intera vicenda, non omettendo, però, particolari di non poco conto, come ha fatto il sindaco Raimondi. L’amministrazione provinciale, in ragione dell’acclarata indisponibilità della succursale di via Veneto, così come da sopralluogo del dipartimento prevenzione dell’Asl, ha deciso di intensificare gli sforzi sulla struttura di Calegna, dove da tempo ha programmato un investimento di ben 11 milioni di euro per donare agli studenti del Fermi una struttura scolastica all’avanguardia, al passo con i tempi, tecnologicamente avanzata, con 23 aule dislocate su tre piani. Tempo fa il presidente Cusani ha elaborato un protocollo di intesa con il Comune di Gaeta che giace però da circa sette mesi nei cassetti della scrivania del sindaco Raimondi. Il primo cittadino di Gaeta, dovrebbe avere il buon senso di riferire agli studenti e ai docenti del liceo, che il consiglio comunale dovrebbe approvare quanto prima la necessaria variante urbanistica al piano regolatore generale per la zona dove è in costruzione l’edificio scolastico di Calegna. Un’approvazione necessaria - analizzano i tre consiglieri - per la regolamentazione urbanistica dell’area, prima della firma del protocollo di intesa tra sindaco di Gaeta e amministrazione provinciale. Il sindaco invece omette ciò, anzi fa di più, solidarizza con gli studenti scaricando, come è suo solito, colpe e responsabilità sulla Provincia di Latina, strumentalizzando a suo uso e consumo una situazione oggettivamente difficile per gli studenti. Una strumentalizzazione irrispettosa del rapporto tra istituzioni che governano il territorio, ma è anche poco edificante per la sua persona». rincarano prima di proseguire: «Raimondi non è nuovo a tali mutamenti nei suoi comportamenti. Esattamente un mese fa, l’8 settembre, il sindaco affidava alla stampa un comunicato nel quale, nell’elogiare il comportamento dell’amministrazione provinciale, affermava testualmente che «con l’assessore Schiboni, così con il presidente Cusani, c’è sempre stata una buona intesa sui progetti che riguardano Gaeta e che possono portare benefici alla città». Una piroetta notevole - denunciano - ora con le critiche rivolte all’amministrazione provinciale, tipica dello stile del sindaco ex civico. Rammentiamo che da circa un anno, proprio per evitare quei problemi oggi esistenti, abbiamo inutilmente sollecitato, oltre all’adozione del piano del diritto allo studio, anche l’istituzione di un tavolo permanente in grado di accogliere ed esaminare tutte le problematiche delle strutture scolastiche, anche quando vi è la competenza istituzionale di un altro ente, come la Provincia di Latina, per scongiurare emergenze e disservizi. Richieste che non hanno avuto risposta. Pertanto chiederemo la convocazione di un consiglio comunale straordinario alla presenza e con l’audizione dell’assessore provinciale alle politiche della scuola Giuseppe Schiboni» annunciano.
Intanto Raimondi va al Liceo
Il sindaco Raimondi e l’assessore alla Pubblica Istruzione, Salvatore Di Ciaccio, si erano recati mercoledì mattina presso la succursale del liceo scientifico di via Veneto occupata dagli studenti. «L’amministrazione è al fianco della scuola fin dall’inizio e continuerà ad esserlo fino alla risoluzione di questa vicenda e ribadisco il pieno sostegno agli studenti. Ho cercato di mettermi in contatto con il presidente Cusani, ma ancora non ho ricevuto risposte. Per quanto riguarda l’assessore Schiboni, sono riuscito a parlargli via telefono – ha dichiarato a caldo Raimondi - Qualcosa, però, si sta muovendo. Ieri mattina sono arrivati i tecnici della provincia che hanno visitato la struttura dell’ex maternità. Il sindaco Michele Forte, in qualità di presidente del consiglio provinciale e unico politico che mi abbia proposto qualcosa di concreto, ha fornito rassicurazioni che porrà la questione durante la conferenza dei capigruppo consiliari. In ogni caso, il liceo scientifico può contare sull’appoggio pieno e incondizionato dell’amministrazione comunale: finché non sono pronte le aule di Calegna la succursale è l’unico edificio in grado di garantire la continuità didattica».
Le ragioni dei liceali: il Fermi è il nostro mondo
I ragazzi del liceo Fermi scendono nuovamente in campo. Rivendicano il loro diritto allo studio. Non sono manovrati, come qualcuno crede, ma si stanno mettendo in discussione per dire no allo smembramento dell'Istituto. Perchè? Facile. La scuola è il loro microcosmo, una sorta di società in nuce, nelle quale apprendere le regole della convivenza sociale. Ce lo spiegano direttamente loro. Francesco Mazzarra è uno dei rappresentanti ad interim in attesa delle elezioni per il rinnovo della rappresentanza studentesca. Con voce sicura ci spiega: «La scuola non è solo il professore e l'alunno». Almeno non solo una dialettica fatta di interrogazioni e spiegazioni. «E' anche il rapporto tra quelli del primo e quelli del quinto. Tra biennio e triennio. Per questo noi rivendichiamo l'unitarietà della struttura». Poi racconta: «La nostra protesta è cominciata sabato mattina quando abbiamo organizzato l'incontro preliminare tra rappresentanti di classe per decidere il da farsi». Piazza Trieste è stato la base operativa per definire il calendario delle iniziative. Tutti in riunione e nessuno in classe. Una giornata conclusasi con il briefing intercorso con la preside Gonnella. «Lunedì mattina - continua Francesco - ci siamo riuniti e suddivisi in tre settori. Abbiamo pacificamente occupato i perimetri della Chiesa di San Paolo, della Succursale e di Piazza Trieste». Lì hanno dato sfogo alla loro rabbia con slogan e striscioni. Su tutti spiccava una nota di disillusione verso le promesse mancate. Martedì, poi, è andato in atto il blocco. «Abbiamo sfilato per la città, insieme ai colleghi della ragioneria di Calegna, i rappresentanti dei genitori, professori e personale Ata». Una traversata per coinvolgere tutta Gaeta: «Il disagio è comune» giustifica Francesco. Poi mercoledì l'occupazione della succursale di via Veneto, lasciata libera dopo la mediazione della scuola, per evitare facili paragoni con i sessantottini. Meglio scongiurare strumentalizzazioni, anche se ieri sono tornati. «Abbiamo dato una pulita» spiegano gli alunni. «Ce n’era bisogno» incalzano dalla scuola. «Siamo disposti a fare noi stessi i lavoretti di cui necessita la struttura di via Veneto» propongono. «Ma non capiamo le perplessità avanzate. Come si fa a dire che la succursale è inagibile se fino a qualche tempo fa era sede di studio? Eppoi i disservizi sono risolvibili con una spesa davvero minima sia in termini di tempo che di costi. Non capiamo» insistono. «Eppoi ci vogliono mandare via da una scuola inagibile, per farci studiare in un'altra che lo stesso non è a norma, secondo quanto rilevato dal sopralluogo della preside Gonnella». Ma sono pronti a condividere una soluzione. «Calegna va bene, in via provvisoria, purché si cessi con i doppi turni e si assicuri l'unitarietà. Anche a patto di lasciare Piazza Trieste» propongono. Tuttavia la succursale di via Veneto resta un punto fermo, la propaggine del loro mondo.
Sul Fermi? Raimondi pensi alle sue responsabilità. A muovere l’accusa sono i consiglieri comunali del Pdl gaetano Pasquale Ranucci, Giovanni Erbinucci e Luca Gallinaro che, ricostruendo la vicenda che coinvolge gli studenti del Fermi, assegnano una parte di responsabilità al sindaco di Gaeta, pur rientrando l’istituto nella sfera di competenza della Provincia. Affermano: «La vicenda del liceo scientifico “Enrico Fermi” di Gaeta con tutte le problematiche connesse, in primo luogo il ricorso ai doppi turni, impone una serie di riflessioni che tirano in ballo, purtroppo, il comportamento contraddittorio e ondivago al riguardo del sindaco Raimondi. Preso atto, infatti, delle scuse formulate dall’assessore provinciale alle politiche della scuola Giuseppe Schiboni, in ragione dei ritardi tecnici connessi alla consegna delle nuove aule dell’edificio scolastico di Calegna, e che in ragione di ciò l’amministrazione provinciale ha chiesto e ottenuto dalla ditta costruttrice l’intensificazione dei lavori in corso nel cantiere, occorre ricostruire l’intera vicenda, non omettendo, però, particolari di non poco conto, come ha fatto il sindaco Raimondi. L’amministrazione provinciale, in ragione dell’acclarata indisponibilità della succursale di via Veneto, così come da sopralluogo del dipartimento prevenzione dell’Asl, ha deciso di intensificare gli sforzi sulla struttura di Calegna, dove da tempo ha programmato un investimento di ben 11 milioni di euro per donare agli studenti del Fermi una struttura scolastica all’avanguardia, al passo con i tempi, tecnologicamente avanzata, con 23 aule dislocate su tre piani. Tempo fa il presidente Cusani ha elaborato un protocollo di intesa con il Comune di Gaeta che giace però da circa sette mesi nei cassetti della scrivania del sindaco Raimondi. Il primo cittadino di Gaeta, dovrebbe avere il buon senso di riferire agli studenti e ai docenti del liceo, che il consiglio comunale dovrebbe approvare quanto prima la necessaria variante urbanistica al piano regolatore generale per la zona dove è in costruzione l’edificio scolastico di Calegna. Un’approvazione necessaria - analizzano i tre consiglieri - per la regolamentazione urbanistica dell’area, prima della firma del protocollo di intesa tra sindaco di Gaeta e amministrazione provinciale. Il sindaco invece omette ciò, anzi fa di più, solidarizza con gli studenti scaricando, come è suo solito, colpe e responsabilità sulla Provincia di Latina, strumentalizzando a suo uso e consumo una situazione oggettivamente difficile per gli studenti. Una strumentalizzazione irrispettosa del rapporto tra istituzioni che governano il territorio, ma è anche poco edificante per la sua persona». rincarano prima di proseguire: «Raimondi non è nuovo a tali mutamenti nei suoi comportamenti. Esattamente un mese fa, l’8 settembre, il sindaco affidava alla stampa un comunicato nel quale, nell’elogiare il comportamento dell’amministrazione provinciale, affermava testualmente che «con l’assessore Schiboni, così con il presidente Cusani, c’è sempre stata una buona intesa sui progetti che riguardano Gaeta e che possono portare benefici alla città». Una piroetta notevole - denunciano - ora con le critiche rivolte all’amministrazione provinciale, tipica dello stile del sindaco ex civico. Rammentiamo che da circa un anno, proprio per evitare quei problemi oggi esistenti, abbiamo inutilmente sollecitato, oltre all’adozione del piano del diritto allo studio, anche l’istituzione di un tavolo permanente in grado di accogliere ed esaminare tutte le problematiche delle strutture scolastiche, anche quando vi è la competenza istituzionale di un altro ente, come la Provincia di Latina, per scongiurare emergenze e disservizi. Richieste che non hanno avuto risposta. Pertanto chiederemo la convocazione di un consiglio comunale straordinario alla presenza e con l’audizione dell’assessore provinciale alle politiche della scuola Giuseppe Schiboni» annunciano.
Intanto Raimondi va al Liceo
Il sindaco Raimondi e l’assessore alla Pubblica Istruzione, Salvatore Di Ciaccio, si erano recati mercoledì mattina presso la succursale del liceo scientifico di via Veneto occupata dagli studenti. «L’amministrazione è al fianco della scuola fin dall’inizio e continuerà ad esserlo fino alla risoluzione di questa vicenda e ribadisco il pieno sostegno agli studenti. Ho cercato di mettermi in contatto con il presidente Cusani, ma ancora non ho ricevuto risposte. Per quanto riguarda l’assessore Schiboni, sono riuscito a parlargli via telefono – ha dichiarato a caldo Raimondi - Qualcosa, però, si sta muovendo. Ieri mattina sono arrivati i tecnici della provincia che hanno visitato la struttura dell’ex maternità. Il sindaco Michele Forte, in qualità di presidente del consiglio provinciale e unico politico che mi abbia proposto qualcosa di concreto, ha fornito rassicurazioni che porrà la questione durante la conferenza dei capigruppo consiliari. In ogni caso, il liceo scientifico può contare sull’appoggio pieno e incondizionato dell’amministrazione comunale: finché non sono pronte le aule di Calegna la succursale è l’unico edificio in grado di garantire la continuità didattica».
Le ragioni dei liceali: il Fermi è il nostro mondo
I ragazzi del liceo Fermi scendono nuovamente in campo. Rivendicano il loro diritto allo studio. Non sono manovrati, come qualcuno crede, ma si stanno mettendo in discussione per dire no allo smembramento dell'Istituto. Perchè? Facile. La scuola è il loro microcosmo, una sorta di società in nuce, nelle quale apprendere le regole della convivenza sociale. Ce lo spiegano direttamente loro. Francesco Mazzarra è uno dei rappresentanti ad interim in attesa delle elezioni per il rinnovo della rappresentanza studentesca. Con voce sicura ci spiega: «La scuola non è solo il professore e l'alunno». Almeno non solo una dialettica fatta di interrogazioni e spiegazioni. «E' anche il rapporto tra quelli del primo e quelli del quinto. Tra biennio e triennio. Per questo noi rivendichiamo l'unitarietà della struttura». Poi racconta: «La nostra protesta è cominciata sabato mattina quando abbiamo organizzato l'incontro preliminare tra rappresentanti di classe per decidere il da farsi». Piazza Trieste è stato la base operativa per definire il calendario delle iniziative. Tutti in riunione e nessuno in classe. Una giornata conclusasi con il briefing intercorso con la preside Gonnella. «Lunedì mattina - continua Francesco - ci siamo riuniti e suddivisi in tre settori. Abbiamo pacificamente occupato i perimetri della Chiesa di San Paolo, della Succursale e di Piazza Trieste». Lì hanno dato sfogo alla loro rabbia con slogan e striscioni. Su tutti spiccava una nota di disillusione verso le promesse mancate. Martedì, poi, è andato in atto il blocco. «Abbiamo sfilato per la città, insieme ai colleghi della ragioneria di Calegna, i rappresentanti dei genitori, professori e personale Ata». Una traversata per coinvolgere tutta Gaeta: «Il disagio è comune» giustifica Francesco. Poi mercoledì l'occupazione della succursale di via Veneto, lasciata libera dopo la mediazione della scuola, per evitare facili paragoni con i sessantottini. Meglio scongiurare strumentalizzazioni, anche se ieri sono tornati. «Abbiamo dato una pulita» spiegano gli alunni. «Ce n’era bisogno» incalzano dalla scuola. «Siamo disposti a fare noi stessi i lavoretti di cui necessita la struttura di via Veneto» propongono. «Ma non capiamo le perplessità avanzate. Come si fa a dire che la succursale è inagibile se fino a qualche tempo fa era sede di studio? Eppoi i disservizi sono risolvibili con una spesa davvero minima sia in termini di tempo che di costi. Non capiamo» insistono. «Eppoi ci vogliono mandare via da una scuola inagibile, per farci studiare in un'altra che lo stesso non è a norma, secondo quanto rilevato dal sopralluogo della preside Gonnella». Ma sono pronti a condividere una soluzione. «Calegna va bene, in via provvisoria, purché si cessi con i doppi turni e si assicuri l'unitarietà. Anche a patto di lasciare Piazza Trieste» propongono. Tuttavia la succursale di via Veneto resta un punto fermo, la propaggine del loro mondo.
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