sabato 10 ottobre 2009

Farroupilha, la Ensoli e il Pd


Lidano Grassucci
Come sarà il Partito democratico, Barbara Ensoli a Latina e la visita del sindaco di Farroupilha in Brasile. C’è un filo in tutto questo? Non lo so, ma credo di sì. Il sindaco di Farroupilha mette Baretta di cognome, è un cognome a me familiare credo che un Baretta fosse compagno di classe di mia sorella e stavano qualche podere dopo quello dei miei nonni. Lui, il sindaco, mi parla in veneto e in maniera fluente. Gli chiedo: «è la prima volta che venite in Italia?» e lui «sì». E un po’ si rabbuia: «non credevo fosse così, è tanto sviluppata». Già, quanto era povera quando i suoi antenati partirono da qui per cercar fortuna. Dice: «noi siamo italiani, che significa rispetto e lavoro». Radici, mi racconta di una città che sta poco distante dalla sua in Uruguay e si chiama “Garibaldi”. Beh, gli dico la legione italiana che combatte, con la coscienza di essere italiani, proprio a difesa dell’Uruguay. Radici. Ci sono tre ragazze in costume, due sono venete di origine, chiare di carnagione sorriso aperto. Penso a come era mia madre alla loro età, con quella dolcezza che viene forse dalla troppa polenta che fa chiara la carne. «Noi mangiamo pollastri» dice il sindaco. Le galline padovane, quelle ovarole che hanno l’aria tanto stupida ma fanno tante uova.
E la Ensoli? E il Partito democratico? Per la prima vedo scorrere l’immagini del servizio, sorride ai concittadini, è una scienziata, viene qui a parlare di cose serie, ma ha quella faccia. Quella faccia che un cantautore che veniva dalla piana, Paolo Conte, diceva di quelli di Genova, o di quelli che avevano visto Genova.
«Quella faccia un po’ così che abbiamo noi che abbiamo visto… Latina». Quella faccia che i greci ti ricordano sempre uguale alla loro. La faccia della Ensoli è radici. Parla di cose difficili, di malattie, di vaccini, ma con il passo di pianura che abbiamo qui, con quella umanità ingenua che nasce da questo piattume pure troppo verde e dalle case che offendono la campagna.
Questa roba manca al Partito democratico, queste cose semplici. Gli occhi che hanno visto, il ritrovarsi lontani e uguali. Da ragazzo incontravamo i giovani socialisti di altri paesi e… eravamo uguali per via delle radici. Di quella cosa che mi ha fatto sentire in sintonia con Ademir Baretta, che mi fa camminare da piano come la Ensoli. Che si sorprende nel rivederti.
Ecco un partito dovrebbe essere così, ora Pasquale Gagliardi mi dirà «siamo alla sinistra onirica»,  no siamo al sentire comune, all’avere radici. Il sindaco brasiliano dice Garibaldi e io capisco il sogno della libertà che ha lui e pure io e il rosso di quelle camice, dice che «parlo massa» e mi vedo il troppo del mio parlare.
Ecco il pezzo che ci manca le radici, di radici sto parlando perché senza quelle non c’è Farroupilha, non c’è Latina. Sento «Latina e Farroupilha sono gemelle perché hanno 75 anni». Poi il sindaco brasiliano parla come Goldoni, come i segretari delle cancellerie della Repubblica Serenissima a Ragusa, a Cipro, a Rodi, a Creta. 75 anni? Secoli.
Poi il sindaco chiede a Maria Corsetti che racconta del gemellaggio «ci lega la Fede». Ecco la Fede, che è il sogno. Lui dice quello che io volevo dire a Claudio Moscardelli, a Lidano Lucidi, a Pasquale Gagliardi ci vuole fede, in questo caso una fede laica, ma sempre una fede. Sapete l’Internazionale, che ha infiammato milioni di uomini, recita così: «Una fede c’è nata in cor…»
Una fede.

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