domenica 4 ottobre 2009

CISTERNA - Nalco prima licenzia e poi assume precari

Teresa Faticoni
Dopo i licenziamenti, si torna ad assumere in Nalco. Sarebbe una buona notizia, se dietro non ci fosse una realtà ben più drammatica. L’azienda ha appena contrattato per una procedura di mobilità molto contestata che ha coinvolto, almeno sulla carta, 14 persone. A oggi, però, sembra che solo 5 persone siano state mandate a casa. Un modo, come avevano denunciato gli operai nei giorni estivi della concertazione, per mandare a casa qualche dipendente poco gradito. Di fatto questa mattina alle 10 e 30 dovrebbe tenersi in Confindustria Latina un incontro tra le organizzazioni sindacali e il management dell’azienda di Cisterna per assumere personale dalle agenzie interinali. Ora: se serviva svecchiare il personale, perché farlo con danaro pubblico? Le mobilità, infatti, sono pagate dall’Inps, cioè con i soldi dei contribuenti. Di più: la Nalco si fa pagare le mobilità per poi spendere soldi altrove, cioè l’affitto del lavoro presso un’agenzia specializzata. La multinazionale Nalco ha circa 11.000 occupati in 130 paesi, ha deciso di procedere con i licenziamenti che hanno investito tutto il territorio nazionale e il sito di Cisterna è stato molto colpito. L’azienda aveva avanzato la necessità di ricorrere alla mobilità per l’esigenza di «generare una crescita profittevole e sostenibile» attraverso una ottimizzazione dei costi. Certo, facendosi pagare dallo Stato le mobilità si possono spendere altre risorse per assumere gente alimentando il precariato. Il gruppo Nalco sviluppa la sua presenza sul mercato internazionale attraverso tre specifiche divisioni: il settore cosmetico, quello cartaceo e quello della raffinazione e dei processi petrolchimici. Per quanto riguarda Cisterna solo quello cosmetico dimostra di essere anticiclico tenendo botta rispetto al trend negativo degli altri due “assett” che, nel tempo, hanno subito una notevole flessione. Ciò, secondo l’azienda, ha portato già dal mese di ottobre 2008 a una perdita costante e progressiva di volumi ed ordinazioni pari a circa un 20% generando gli esuberi strutturali. Ora: sono strutturali ma poi vengono rimpiazzati da precari. Il principio della responsabilità sociale delle aziende vada a farsi friggere. Comunque sono partiti gli esposti alla procura: alcuni lavoratori tra quelli licenziati sono anche malati. Si rischia, in questa vicenda, che a colpi di carte bollate si vada avanti per anni. E di nuovo compromettendo anche in via giudiziaria, risorse pubbliche. L’impresa permea la sua esistenza sul rischio, ma quando il rischio va sempre a finire sulle casse pubbliche, che impresa è?

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