mercoledì 23 settembre 2009

Teatro? Prendiamolo noi


Lidano Grassucci



C’era un pubblicità che diceva “grande pittura, grande pennello”. Vale a dire: se vuoi fare una cosa grande devi essere grande, devi pensare in grande. A Latina il teatro comunale ha cambiato già due direttori artistici, Barbareschi è stato sostituito da Costanzo che adesso “lascia”. Il primo caso è un caso, il secondo comincia a mettere in luce un problema. Credo che il nodo sia strutturale, professionale. Primo problema è l’approccio culturale. Noi a Latina ci pensiamo meno e cerchiamo sempre un santo in paradiso, non ci fidiamo di noi stessi. Per ricaduta i santi non mandano qui angeli ma “piccoli alchimisti” e tutto si riduce ad una “filiale” teatrale.
Mi vengono in mente le immagini di Asmara con le scritte sbiadite delle officine Fiat, casa madre in Italia e avamposti dimenticati in Africa.
Bisogna pensare alla grande, pensare non ad una forma di autarchia culturale, ma neanche una sudditanza culturale. Mettiamoci uno di questa terra che capisce di teatro, non debbo suggerire io, ma pensiamoci. Costanzo e Barbareschi che ricadute ci hanno portato?
Quando hanno parlato di Latina fuori Latina, mai. Allora dopo due “stranieri” giochiamo una carta nuova, uno di qui per provare. Che so, Pernarella “licenziato” da una certa miopia dell’amico Tombolillo. Io chiederei pure a Antonio Pennacchi, almeno è vivo e ha qualche cosa da dire. Mi direte è uno scrittore, e che fa. Un direttore artistico mica deve fare l’attore.
Proviamo con un direttore artistico che magari a teatro a Latina ci va pure, uno che puoi toccare, con cui parlare.
Pure gli ex schiavi d’America sono riusciti a fare capo uno di loro, uno che è bravo e da speranze. Beh proviamo, rimandiamo a casa viceré e corti varie e giochiamo una carta nuova, pensiamo alla grande. Facciamoci un teatro nostro, magari sbaglieremo, magari le prime cose non usciranno bene, ma poi. Ricordo quando arrivarono qua le prime auto giapponesi erano, no brutte, di più. Erano goffe, impresentabili. Oggi Toyota è la più grande fabbrica del mondo di auto.
I giapponesi ci hanno creduto, hanno sbagliato e si sono ripresi, ma adesso un Lexus è più elegante di una Mercedes. Proviamoci.
Nulla contro Costanzo che ha fatto il suo, ma questa città ha bisogno di ardire, di osare. Proviamo uno di noi. E quando arriva un caporale romano che si sente generale credendo che qui siamo tutti soldati semplici cominciamo a rispondere: ma che scuole hai fatto?
Cominciamo a pensarci non meglio ma pari. Pari.

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