venerdì 25 settembre 2009

Siamo tutti repubblicani


Lidano Grassucci



Franceschini sale sul palco a Fondi e dice: “siamo tutti fondani”. Sono conento, l’avevo usato come titolo qualche mese fa su queste colonne. Lo feci per convinzione, per coscienza, per vicinanza con quella gente che è la mia gente. Franceschini è il segretario nazionale del Pd e lo ha detto sostenendo la sua tesi politica, ma lo ha detto, anche così, convinto. Come ero e come sono io. La mia posizione e quella di Franceschini, su questo sono lontane anni luce, su altro vicine quanto il calzino con le scarpe, ma hanno una cosa comune. Il senso delle Repubblica, una cosa che a me viene dal filone azionista (quello di Ferruccio Parri, di Ernesto Rossi, di Riccardo Lombardi) confluito nel Psi, a Franceschini dal cattolicesimo democratico. Due di quei fiumi che hanno dato vita a questa Repubblica, che hanno nel sentire la cosa pubblica come cosa piu’ di propria, che hanno nel rispetto dell’avversario, nel sentire democratico la massima espressione. Una religione laica per la mia parte, una etica che viene da Dio nella città degli uomini per quelli come Franceschini.
Lui, il segretario del Pd, ritiene che la piovra sia dentro la rappresentanza civica di Fondi, io ritengo che sia un male che sta nei meandri di una società complessa a Fondi come altrove. Entrambi riteniamo che il fine siano i fondani, il loro diritto alla libertà, alla tutela del vivere civile.
Confronto tra liberi sulla prassi della libertà. Per questo “siamo tutti fondani” che poi è il saluto che Kennedy, presidente degli stati uniti, rivolse ai berlinesi assediati dal Patto di Varsavia. Un richiamo di fratellanza e libertà, anche se sulla prassi, sull’agire, sul fatto specifico siamo distanti. Fondi è fatta di brava gente, gente che lavora e questa è una verità incontrovertibile, il resto è aggetto di confronto, di scontro, anche aspro.
Franceschini sa dove sta il male, io credo di non saperlo o non lo vedo nello stesso posto dove lo vede lui, ma da… fondani.

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