venerdì 25 settembre 2009

L’impiccio del teatro



Lidano Grassucci



Ammetto, rappresento quel gruppo umano che si è sottratto all’agricoltura. Sono un esempio delle “braccia sottratte all’agricoltura”.
Quindi che io parli di cultura non è proprio il massima, ma la democrazia così è: parlano tutti, e quindi dico la mia.
Sul teatro comunale di Latina credo dobbiamo interrogarci tutti, perché quando si ha un teatro bisognerebbe avere una idea, una ipotesi di idea sulla funzione di un teatro.
Vogliamo un teatro che fa cassetta? Spettacoli popolari a basso costo. Obiettivo nobile per far nascere una “cultura del teatro” in provincia.
Vogliamo un teatro che produca spettacoli valorizzando giovani, che poi trovano spazi in altri teatri. Magari integrandosi con il mercato romano dove potremmo coprire nicchie espressive non “occupate”.
Vogliamo fare una palestra di attori, registi e via di seguito di questo posto?
Vogliamo creare un circuito teatrale magari ampiando la fondazione al teatro di Pontinia e d’estate all’anfiteatro di Sezze, a Minturno?
Tutte scelte, e tante altre, discutibili, ma possibili. Tutte con un comune denominatore quello di avere alle spalle scelte solide e una proprietà, il Comune, che trova una ragione per spendere soldi.
Oggi invece è una sorta di appalto a scatola chiusa. Si chiama il personaggio e tutto finisce nelle sue mani, fino alle dimissioni successive.
Barbareschi ha fatto il suo, poi ha lasciato.
Costanzo ha fatto il suo, poi ha lasciato.
Sono organizzatori di 10 eventi l’anno, altro non c’è. Ma altro non abbiamo chiesto. Il teatro è vuoto, come una Ferrari che teniamo in garage e, al massimo, chiamiano uno da Modena per farci fare un giro a corso della Repubblica, due sgasate, anche spettacolari, davanti a spettatori ammirati, poi fine.
Qui non ci sono meccanici, non ci sono tappezzieri, non ci sono ricambisti. Tutto arriva da Modena.
L’errore è di fondo, ci siamo trovati in dote (da Nino Corona) un teatro e non sappiamo cosa farci.
Come se a Milano non sapessero esattamente come occupare La Scala, la considerassero un fastidio marginale. Possiamo  affidare il teatro a chiunque sarà sempe lo stesso se non decidiomo che quel teatro è la risorsa di questa città, non un impiccio.

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