martedì 29 settembre 2009

Quell'immagine che fa senso

Lidano Grassucci
«Ma che aglimaro è?» (trad. «ma che razza di bestia è?»). Così avrebbero detto nel mondo da cui provengo innanzi allo spettacolo di uno che si dice iperfascista e che senza vergognarsi, ammira il duce degli italiani che si siede in prima fila non di una manifestazione privata che può essere giustificata dall’amicizia o da umani sentimenti ma è una manifestazione pubblica dove la presenza è affermazione è sinonimo di comunanza e di partecipazione.
L’iperfascista seduto in prima fila a una manifestazione del Partito democratico con D’Alema era offensiva per il partito che organizzava la manifestazione inconsapevolmente per chi si era seduto nel posto sbagliato. È vero che nei partiti i valori non esistono più ma sicuramente quelli della corrente di Bersani e dello stesso D’Alema non hanno fatto certamente una bella figura ad avere un ospite che pensa senza mezzi termini che i comunisti mangiano i bambini e nel triangolo rosso è la cattiveria comunista che ha ucciso inermi eroi italiani e non un episodio tragico di una guerra tragica voluta dall’egemonia del dittatore che fa arrivare i treni in orari ma distrusse il paese. È vergognoso un partito che rinnega la propria dignità e ospita chi ne offende la storia, la militanza, e il sentimento profondo dei suoi uomini era lì in prima fila a testimoniare il peggiore trasformismo italiano della classe dirigente che è stata fascista poi si mimetizzata dell’antifascismo di facciata ed è diventata democristiana per opportunità. È rimasto piccolo borghese e servile a chiunque comandi. Ciarrapico è stato balilla moschettiere senza eroismi che poi sono diventate virtù a parole di coerenze non evidenziate in queste presenze. Poi è stato andreottiano coltivando e traendo giovamento dal potere che i democristiani esercitavano nella peggior specie di governo che è stato quello espresso da Giulio Andreotti. Per arruolarsi all’esercito dei sanfedisti di Berlusconi tenendo sempre nà scarpa a sinistra, perché non si sa mai. Ecco quella di ieri in prima fila è l’Italia che non vogliamo, l’Italia degli opportunisti, l’Italia dell’ipocrisia, l’Italia del particolare delle virtù millantate a parole che nascondono la doppia morale, pubbliche virtù, vizi privati. Il Partito democratico che si esprime attraverso D’Alema se ha questi amici non è il nuovo e il furto della politica italiana ma ne è la continuazione nella palude piccolo borghese del fascismo ipocrita e dell’andreottismo inutile. Ieri avremmo voluto un Ciarrapico dedicato ai nipoti e un D’Alema in grado di dire a chi denigra la storia del movimento italiano e la stessa democrazia che non c’era posto per lui, non c’è mai posto per chi dice di servire dittatori lì dove ci sono pippe. Evidentemente la cultura totalitaria di certo comunismo si trova a suo agio in certo trasformismo. Le immagini hanno un senso, e questa immagine fa senso.

Nessun commento:

Posta un commento