giovedì 17 settembre 2009

Non pianto, ma onore

 
Lidano Grassucci
La guerra è un cosa sporca, tanto sporca. Ma anche in guerra c’è chi è più sporco Degli altri. Vorrei vedere la faccia di quello che ha ordinato a un suo uomo di imbottire la macchina di esplosivo, di salirci sopra e di morire insieme ad altri, ai nemici. Quello che ha mandato a morire un uomo per uccidere sei soldati italiani.
La faccia e il cuore di quell’uomo che ordinava la morte di un suo uomo. In guerra si uccide e c’è il rischio di essere uccisi, ma si parte sempre anche nelle missioni più ardite con la speranza di tornare, si ragiona con l’idea di tornare. Nessun capo può ordinare ai soldati una missione senza l’ipotesi del ritorno.
Quell’uomo che ha ordinato il suicidio a un suo uomo darebbe lo stesso ordine al figlio? Alla figlia? I capi religiosi che ordinano di non insegnare a leggere e a scrivere alle bambine, fanno lo stesso con le figlie o le mandano a studiare a Londra?
Non sto qui a fare l’italico piagnucoloso, ma questo episodio testimonia le ragioni per cui siamo li, in armi. Siamo combattendo contro degli inumani, delle bestie. Stiamo combattendo gente che non ha rispetto della sua gente, come può avere rispetto degli altri.
Non ho simpatia per il ministro La Russa, ma ieri quando ha dato dei vili a chi ha attaccato i militari italiani credo intendesse questo e sono d’accordo.
In guerra si muore certo, ma si piangono anche i morti in guerra. Un soldato non muore di meno di un quasi altro uomo. E non piango per i soldati italiani uccisi a Kabul, li onoro.
Qualcuno dice: “torniamo a casa”. Per darla vita a chi non rispetta la sua gente? A gente che in nome di Dio non fa leggere le bambine?
Indietro neanche di una virgola, per onore dei soldati.

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