Teresa Faticoni
«Aveva fatto di Latina Scalo la battaglia più importante della sua vita politica». Per ricordare un socialista storico di Latina ci siamo affidati alle parole di Massimo Passamonti, leader storico del Partito socialista pontino. La scelta di essere socialisti senza piegare la schiena in questa «serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta» è un atto di libertà. E solo all’altare di quella Guglielmo Bonfanti aveva cominciato la sua esperienza politica allo zuccherificio, «la prima delle grandi questioni relative al gruppo urbano di Latina Scalo che tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta lo hanno visto protagonista». Un centro che da borgo stava diventando grande, e aveva bisogno di servizi. «Ricordo le nottate di Guglielmo in consiglio comunale e in consiglio provinciale per ottenere i finanziamenti utili per opere importanti per Latina Scalo». E proprio in virtù di quel pragmatismo riformista che permea di sé l’azione politica di ogni socialista Bonfanti era uno dei maggiori assertori dell’autonomia del Villaggio, che non significava staccarsi da Latina, ma crescere secondo le proprie identità inseriti in un contesto generale che fosse adeguato alle aspettative dei cittadini. Bonfanti, convinto fautore dei consigli di circoscrizione, fu dall’inizio eletto nell’assemblea di quartiere. Era il 1980, e da allora sempre a servizio di quella che lui, genovese di origine, aveva scelto come la sua comunità. Negli anni d’oro lo Scalo insieme a Piazza Moro erano le zone di Latina dove il Partito socialista era più presente in termini di rappresentanza. Sindacalista, memoria storica del consiglio di quartiere, negli ultimi anni era tornato a impegnarsi per cercare di ricostruire la presenza socialista organizzata sia a Latina sia a Latina Scalo. «Un grande amico e una persona cui voglio molto bene – Passamonti usa il presente per parlare del compagno socialista Guglielmo Bonfanti –. La mia esperienza politica a Latina è stata con lui e anche grazie a lui». Chi scrive lo ricorda come un uomo determinato, che sorrideva al momento giusto, ma sapeva anche dire di no quando era il caso. «Un compagno che se ne va», ci ha detto un altro socialista storico. Ma sarà bene ricordarlo come uno che lottava. Sempre.
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