domenica 23 agosto 2009

SABAUDIA - Ialongo propone rievocazioni storiche sul lago di Paola

Antonio Picano
Dopo la recente ordinanza del Tribunale Superiore delle Acque a porre dubbi ora sulla demanialità del lago di Paola ci sarebbe solo l’Avvocatura dello Stato. Il pensiero è del geologo Nello Ialongo. Il quale tuttavia riconosce che, “al di là del problema della proprietà del bene, la parte dell’opinione pubblica, più attenta ai problemi del territorio e dello sviluppo compatibile, si sta sempre più convincendo che, attraverso un progetto di più ampio orizzonte, di tutela e valorizzazione del lago e delle zone archeologiche, si può determinare quel salto di qualità del turismo che ancora manca a Sabaudia”. La vera valorizzazione dell’area – considera - non può assolutamente prescindere dalla sua storia più prestigiosa, messa in evidenza da un immenso patrimonio archeologico, rappresentato dalle ville tardo-repubblicane, sulle quali furono successivamente edificati due monasteri (Sorresca e Casarini), dalla splendida villa imperiale di Domiziano, dalle maestose opere portuali, dalle tracce dell’ambizioso complesso di canalizzazioni progettato da Nerone per evitare la pericolosissima circumnavigazione di Capo Circeo, dalle ville rurali a mezza costa sul promontorio, dagli acquedotti, dalle necropoli e da altri reperti messi in luce da parte di archeologi che stanno attualmente lavorando con la collaborazione dell’Ente Parco sulle rive lacustri”. Parla da perfetto conoscitore dei fasti che hanno attraversato le sponde del lago il consigliere dell’Ente Parco Nazionale del Circeo e, pertanto, non ci sta “al tentativo di ricondurre il lago ad una sua storia minore, quella di un bacino interno, destinato solo alla pesca, inopportunamente chiuso verso quel mare che è stato teatro, e soprattutto via privilegiata, di una frequentazione di eccellenza, quale quella delle più alte gerarchie della Repubblica e dell’Impero di Roma”. Ed allora, approfittando dell’attuale interesse di Ministero, Regione e Provincia, “questo è il momento propizio per realizzare una vasta, complessiva, opera di restauro, anche con l’obiettivo di promuovere, con l’ausilio di storici e di archeologi, una sorta di archeologia viva”. Un’idea? “Il transito nel canale neroniano di navi romane, appropriatamente ricostruite, per condurre visitatori alle zone archeologiche; manifestazioni di poesia, musica, prosa, canti e danze, legati alla storia romana, presso la villa di Domiziano, potrebbero conferire ai luoghi un prestigio di carattere internazionale”. Ed, inoltre: “Evitando il folclore si potrebbero organizzare rievocazioni storiche, come fanno i comuni medioevali e rinascimentali d’Italia, una per tutte: l’arrivo attraverso il canale dell’Imperatore, proveniente da Ostia, con il seguito della corte, degli artisti e della scorta armata”. “Quanto sopra – tiene comunque a precisare - senza nulla togliere alla pesca, visto che al tempo dei romani, dal porto nel lago, partivano in continuazione per il grande mercato di Roma, navi cariche di pesce, e del “garum”, il cibo preferito dai romani”. “Basta con l’accettazione passiva – conclude - di decisioni che calano dall’alto, bisogna decisamente invertire la rotta se si vuole per Sabaudia un turismo di qualità”.

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