mercoledì 26 agosto 2009

L'ARCINORMALE - Guido libero, tempi cupi

 
Lidano Grassucci
Gianni Guido è libero. I pontili di Ponza no. Gianni Guido tornerà a una vita normale, alla vita civile. Rosaria Lopez non tornerà alla vita civile, sta nei ricordi. La strage del Circeo del 1975 è stato uno spartiacque nella società italiana: finiva l’idea che le donne non avevano diritti, non avevano la possibilità di vivere lo spazio e il tempo. La condanna della stragrande maggioranza degli italiani di quei cani pariolini, fascistoidi, figli di papà che ritenevano la vita degli altri, meglio delle altre, inferiore alla loro era finita.
Apparivano patetiche, ignobili, volgari i richiami al machismo, al dirotto del maschio, al fatto che se una donna era uscita di casa, era andata in auto, e in villa con uomini diventava “oggetto”. Si cancellavano per lei tutti i diritti, anche quello alla vita. Finiva per sempre il tempo in cui il mondo era declinato al maschile. Finiva l’idea di una giustizia a due velocità: una per i figli di papà, un’altra per tutti gli altri.
Non fu facile, le vecchie idee covavano vive sotto la cenere. Le vecchie idee stavano dentro le famiglie “bene”. Il doppio diritto continuava a vivere di fatto, ma si era aperta una fessura nella diga dell’ipocrisia italiana. Oggi? Gianni Guido trova una Italia che riscopre la doppia morale: se un signore va con una prostituta in via Nomentana viene segnalato dalla polizia, e mandata la multa a casa; il presidente del consiglio fa la stessa cosa da un’altra parte a 72 anni ed è virile. E’ fico. Ma la puttana non si chiama come le donne generose di De Andrè ma come una automobile della Ford. Ma la figura è la stessa del vecchio professore che di giorno chiamava la signorina pubblica moglie e la sera consentiva a lei di “mettere il prezzo” alle sue voglie. Diventava un bimbo il vecchio professore. Siamo tornati all’ipocrisia, la liberazione di Gianni Guido è un segno di questi tempi bastardi. Da ragazzo, insieme a tanti miei coetanei, sognavo un futuro senza ipocrisia, senza pregiudizi, senza retaggi medievali. Ora vedo in giro di nuovo le paure di certe religioni. Sarò politicamente scorretto ma quando vedo le donne costrette in nome di chissà quale Dio a mettersi quegli scafandri che chiamano burka, mi piange il cuore. Se Dio, o chi per lui, le voleva mandare così mascherate ce le faceva nasce. Ci ha fatti a sua immagine e somiglianza.
Sono tempi buoni per Gianni Guido, non per me. Non per quelli che come me hanno sognato la libertà.  

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