mercoledì 26 agosto 2009

Fine pena per Gianni Guido, uno dei tre disgraziati del massacro del Circeo

Teresa Faticoni
Gianni Guido è di nuovo libero. Uno dei tre assassini del Circeo ha pagato il suo debito con la giustizia, ma non con la storia. Rimane, quella, una delle pagine più nere dell’Italia e di questa provincia. Sono passato quasi 34 anni da quel terribile 30 settembre del 1975 quando Guido, con Angelo Izzo e Andrea Ghira seviziò e uccise Rosaria Lopez e ridusse in fin di vita Donatella Colasanti in una villa del Circeo. Vennero gli anni del processo, che si tenne nel tribunale di Latina. Furono gli anni della coscienza civile, della coscienza femminile. Il massacro del Circeo ha lasciato il segno nei libri di diritto penale, nei testi di storia e nei volumi di antropologia. Poi sono passati gli anni. E il Circeo è quello che è: un posto di vacanze per romani ricchi, meta del turismo danaroso, vetrina per chi si vuol far vedere, obiettivo agognato dei poveracci che vogliono sentirsi vip per un giorno. Ma nella cronaca di Italia è rimbalzato spesso sulle prime pagine dei giornali perché i tre assassini hanno fatto di tutto per marcare di negativo le loro esistenza in vita. Angelo Izzo è in carcere: sconta un ergastolo per aver ucciso dopo aver seviziato una mamma e una figlia. Quando lo ha fatto, nel 2005, era in regime di semilibertà. Ghira è morto in Marocco. È nel cimitero dei legionari spagnoli. Storie disgraziate, non sol o le loro, ma anche di quelli che capitano sulla loro strada, fatta di evasioni, latitanze, misteriosi espatri, connivenze inspiegabili, famiglie silenziose distrutte ma unite dalle coperture. Guido fu condannato all’ergastolo in primo grado di giudizio, ma ebbe una riduzione di pena a 30 anni dopo una dichiarazione di pentimento e un risarcimento di cento milioni di lire alla famiglia di Rosaria Lopez che rinunciò a costituirsi parte civile. La vita dio una donna calpestata a quel modo, con quella cattiveria di tre giovani borghesi romani, inebriati di cultura simil fascista, vale tanto poco? Di fato tra condanne ed evasioni, indulti e premi per buona condotta (“silenzioso pentimento” dicono i magistrati) Guido ha passato in carcere poco meno di venti anni. Ora di anni ne ha 53 e dall’aprile 2008 il tribunale di sorveglianza lo aveva affidato ai servizi sociali con obbligo di residenza nella casa dei genitori. Torna libero, adesso.

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