Teresa Faticoni
Poi la Lega e i leghisti di ritorno si scatenano: lo dice Bankitalia, lo conferma uno che ha il polso della situazione. Di lavoro ce ne sarebbe, mancano i lavoratori. I fatti: la settimana scorsa la Banca d’Italia aveva diffuso una ricerca in cui si evidenziava che «la crescita della presenza straniera non si è riflessa in minori opportunità occupazioni per gli italiani» e «l’esistenza di complementarietà tra gli stranieri e gli italiani più istruiti e le donne». Insomma, gli extracomunitari non rubano il lavoro agli italiani. Poi Loris Del Vicario, imprenditore e presidente di Confartigianato Latina, annuncia che ci sono 100mila posti di lavoro nell’artigianato che non riescono a trovare titolare. Un po’ come mettere il fiato sul collo a quelli che cercano lavoro ma sperano di non trovarlo. In un mondo in cui si ambisce al reddito e non al lavoro, la denuncia di Del Vicario unita allo studio di Bankitalia è illuminante. Nell’artigianato si impara un mestiere, ci si sporca le mani con la produzione, si fa. Semplicemente si fa, in italiano voce desueta del verbo fare. In centinaia di altre lingue no. Sui camioncini dei padroni le facce brune delle donne che una trentina di anni fa, nelle campagne dell’Agro pontino, andavano con la schiena curva a prendere il raccolto nei campi, sono state sostituite da volti di indiani, marocchini, e altri. Non ci rubano il lavoro, prendono le briciole lasciate da noi alla tavola del borghesismo. E infatti la banca centrale aggiunge che «l’afflusso di lavoratori stranieri impiegati con mansioni tecniche e operaie può aver sostenuto la domanda di lavoro per funzioni gestionali e amministrative che richiedono qualifiche più elevate, maggiormente rappresentate tra gli italiani». Siamo diventati tutti colletti bianchi, «anche l'operaio vuole il figlio dottore» si diceva negli anni della contestazione in una bella canzone che si intitola Contessa. E il ritornello non è mai cambiato.
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