martedì 14 luglio 2009

Ode alla Bencivenni

Lidano Grassucci

Gli italiani vanno in soccorso, sempre, dei vincitori. Non me ne vorrà il compagno Domenico D’Alessio a cui mi lega la comune (e mai rinnegata, da entrambi, fede socialista) se oggi mi siedo accanto a Ilaria Bencivenni. Perché non è nobile vedere tanti di Destra stare oggi con il vincitore con il pugnale (metaforico) ancora insanguinato dei loro. Non è nobile vedere tanti che oggi osannerebbero Bencivenni sindaco pendere le distanze da Bencivenni che è arrivata seconda. D’Alessio conosce la ragione per cui si è socialisti: stare dalla parte degli ultimi, stare dalla parte del giusto. Trovo ingiusto che lei e lì sola a difendere la sua parte, e i suoi, quatti quatti si sono allontanati da lei. Non mi piace questa Aprilia ipocrita, questa destra di Aprilia ipocrita. Non sono mai stato, e Domenico D’Alessio, dalla parte di Craxi nel mio partito. Ma quando gli hanno gettato le monetine davanti al Raphael mi sono schierato con lui, fino alla fine e anche oggi. Era un compagno che sbagliava quando vinceva, è stato il capo di tutti noi socialisti quando lo hanno infangato in maniera ignobile. Questo non vuol dire che mi rimangio il mio dissenso da lui, ma quando si è da una parte lo si deve essere nella ragione e nel torto.
Io sto con Ilaria Bencivenni, le esprimo la mia vicinanza (per quello che può servire) non per quello che hanno fatto a lei i suoi avversari (erano tali ed era loro dovere farlo, e D’Alessio lo ha fatto così bene che ha vinto). Ma per quello che gli hanno fatto i suoi. Non ho mai amato i voltagabbana. Compagno D’Alessio governa da socialista questa tua città, ma non immischiarti con chi ha tradito. Chi lo fa una volta lo rifà.
Quando Alcide De Gasperi entrò alla conferenza di pace dopo la seconda guerra mondiale a rappresentare l’Italia sconfitta, lui antifascista stava pagando l’imbecillità del dittatore e dei suoi sodali, esordì al suo discorso (indossava un cappotto rivoltato) dicendo: “qui tutto mi è contrario tranne la vostra personale benevolenza”. Era stato ottimista, non aveva neanche quella, nessuno gli fece un cenno di saluto o di comprensione umana. Imparò la lezione, si assunse le colpe di una Italia idiota quanto non sua, ma ne fece dall’ultimo paese d’Europa il quinto più ricco del mondo. Dignità ci vuole, e alcuni esponenti della destra pontina dovrebbero studiare storia.

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