martedì 14 luglio 2009

Il paese piegato

Lidano Grassucci


Mi appassionavo di politica, era divertente. C’erano le regole e gli uomini. Ora? Delle comparse, in un racconto dove si parla di tutto tranne che “delle cose della città”. Partiamo dall’alto: al G8 ho visto un paese incredibile ridotto a cerimoniere. Obama è venuto qui come facevano gli imperatori romani in visita alla Gallia. Lui, l’imperatore, è di colore ed extracomunitario ma in pochi lo hanno notato. Ma il problema non è lui, siamo noi europei che non ci sentiamo alla pari. L’unico che aveva una certa dignità davanti all’americano è stato il Papa. Sapete quello parla direttamente con Dio. Ma gli altri erano inquietanti, il nostro presidente del consiglio Silvio Berlusconi ha detto: “Da quando si è insediato non ha sbagliato una mossa”. Non è che qualcuno gli ha chiesto di dirlo, lo ha detto di suo. Solo Dio non sbaglia, e con Dio non ci può parlare Berlusconi ma solo il signore tedesco di cui sopra. Nessuno aveva chiesto tanto, neanche Obama. La signora, elegantemente in giallo (nessuno gli ha detto che assomigliava a un ghiacciolo al limone, anche i giornalisti hanno coraggio da vendere), si rattristava davanti ai calcinacci e tutti a cercare la lacrima. Non sono le lacrime a ricostruire le città, è la tenacia degli uomini. Ma a sentire le cronache era la signora Obama la speranza d’Abruzzo e non la sua gente e i vigili del fuoco.
Amo l’America che è la democrazia del mondo, amo le sue libertà, ma la retorica e il servilismo sono la cosa meno americana che c’è. Come non è dignitoso mostrare agli altri le proprie ferite, non è dignitoso farsi vedere con la testa bassa. Ma sono figlio del Risorgimento italiano, dell’idea che la mia Patria non era seconda a nessuno e non prima a nessun altro. Sono di quegli italiani che ritengono che chiedere è umiliante, servire non è dignitoso. Bettino Craxi a Sigonella mandò i vam (gli avieri) e i carabinieri e fermare le teste di cuoio americane, lui che aveva detto sì ai missili americani. Lui era uno statista, alleato leale ma non suddito. Lui, Bettino, amava le belle donne ma non faceva il moralista su come le amavano gli altri. Era tollerante per se quanto per il suo prossimo. Insomma le signorine stavano al Raphael, ma pure in via Nomentana. Altra roba.
Sembrano cronache di fine impero. Da noi, qui in provincia, i partiti sono scuse. I militanti parlano di ragioni personali, non di progetti collettivi: farò il consigliere regionale, il sindaco, il ministro. E i giornali locali alimentano queste fantasia creando idoli per poi distruggerli a seconda se sono o no funzionali al progetto dell’editore-senatore. Una politica che ha padroni ma non idee.
Non mi piace questa roba, non è bello raccontarla.
Credo che manchi l’orgoglio e nessuno si domanda: “ma io sono all’altezza di fare questo?”. Manca l’umiltà che è la cosa che fa la differenza tra gli uomini e i cretini. Ma l’umiltà non abita più qui e la congiura dei cretini fa il suo corso con il meccanismo di un orologio svizzero.

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