mercoledì 3 giugno 2009

Lo scaduto della politica

Lidano Grassucci



Ho presentato un libro di Merlino, Michele non il mago, su Valle Giulia. Era fascista, così l’avrei definito solo qualche manciata di anni fa. L’occasione era la presentazione di Filippo Cosignani candidato nella lista Cusani alle provinciali. Anche lui era di Destra. Parlano e io mi estraneo un po’. Cosa ci faccio qui? Loro usano parole che forse uso, ho usato, anche io. Parlano di ideali, di valori, parlano di sogni. Che i fascisti avessero i sogni sarebbe stata una bestemmia per me, una manciata di anni fa. Ascolto, parlano di rivolta generazionale. Di ragazzi di allora che negli anni che andarono tra il ’68 e il ’78 pensavano di poter cambiare il mondo.
Ora eravamo lì, pance pronunciate, capelli che avevano tutte le sfumature del grigio sino al bianco, dentro una società che è tanto uguale a quella che si voleva cambiare. Le signore camminavano sotto i portici e ci guardavano come animali rari, i signori con la coda dell’occhio nascondevano un senso di fastidio, i ragazzi non ci curavano.
Mi estranio ancora di piu’ e penso: come posso raccontare questa gente, quella che passava, se ho le categorie di noi che parliamo. Come faccio a spiegare che “tutto è politica” quando chi passa pensa che la politica è una malattia virale. Un virus come quello della febbre suina, o peggio una malattia alla Ebola.
Capisco quelli che parlano, capisco Michele Merlino e lui comprende me, e stavano lontani, le nostre parti si sparavano. C’è stata una incredibile guerra civile generazionale in quegli anni. La gente passa, non gli interessa di sogni, di futuro, di un mondo diverso da quello che c’era.
Forse se facciamo le battute su Noemi ci capiscono, ma i sogni…
Che racconto a chi mi sta davanti se sono vecchissimo, sono reduce di una generazione che non ha partecipato al gioco, si è autoesclusa.
Ma certo ci siamo scontrati sulle idee, ci siamo scontrati su modi di vivere. L’unico argomento di questa campagna elettorale è stata la virtu’ di Veronica Lario, gli incontri del presidente del Consiglio e pure le sue corna. Non mi piace, non mi diverto. Ciascuno a casa sua fa quel che crede, basta che ci sia consenso al gioco.
Per queste ragioni e per quella gente che passava indifferente credo che comincio ad avere poche cose da raccontare, di poter aiutare poco chi deve scegliere. Ho difficoltà a spiegare Fondi con la categoria di guardie e ladri. Noi, delle generazione della rivolta, istintivamente abbiamo difficoltà a stare dalla parte delle guardie, ma ora le categorie sono onesto-disonesto, una volta in poitica ci si divideva tra chi era per la libertà d’impresa e chi per la giustizia sociale. Capite perché chi fa il mio mestiere dovrebbe avere la scadenza come la mozzarella. Io non sono capace di raccontarvi di amori e di corna come Liala, non sono capace di scrivere romanzi come Mario Puzo con Il padrino.
A me piacciono ancora Machiavelli, Croce, Marx, Norberto Bobbio, Hannah Arendt. Mi sa che sono scaduto.

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