martedì 30 giugno 2009

Consorzio agrario, anche l'indotto va ko

Teresa faticoni
L'entità del danno della crisi del Consorzio agrario di Latina comincia a venir fuori con chiarezza. Ha fatto molto scalpore in città la diffusione di una notizia che sembrava conosciuta da molti, ma che in pochi avevano l’ardire di raccontare. L’ente di via dei Monti Lepini è sul lastrico: non ha un centesimo in cassa (nel 1999 all’arrivo del direttore Giannelli c’era un tesoretto di 13 miliardi), sta svendendo la metà del suo patrimonio immobiliare, ha dimezzato il numero degli agenti. La denuncia dello stato dell’arte è stata scritta nero su bianco da un anonimo - evidentemente molto informato visto che ha fatto tutta la cronostoria con date e numeri alla mano - che ha diffuso due giorni fa un volantino. L’intento di quel folgio esposivo, a detta del Pasquino pontino, era quello di informare chi andava a votare per il rinnovo del consiglio di amministrazione lo status quo dell’ente. Ma proprio rispetto agli agenti viene a galla un altro aspetto. Erano in tutto un’ottantina ed erano legati al Consorzio agrario con un contratto di agenzia. In sostanza erano quelli che andavano in giro a vendere concimi, macchine e tutto quanto in catalogo. Venivano pagati a percentuale sul fatturato. Ogni agente aveva sotto di sé una piccola organizzazione di lavoro: qualcuno impiegava un autista per la consegna a domicilio della merce, qualcun altro impiegava dipendenti per svolgere il lavoro di ufficio. Ora gli agenti, quei pochi rimasti, hanno licenziato tutti i propri dipendenti. Un indotto che occupava circa 150 persone e che ora si ritrova a spasso. Un dramma in conseguenza di un dramma. Domani intanto si terrà proprio nel locali del Piccarello una riunione per la vertenza che vede le parti sociali impegnate nella discussione delle 18 procedure di mobilità aperte dalla dirigenza in ragione della crisi economica. In sostanza si vogliono licenziare 18 persone (su 38 impiegate attualmente) per risparmiare un po’. I sindacati sono stati abbastanza chiari sull’utilizzo delgi ammortizzatori sociali. Non saranno sottoscritti accordi se le persone che vanno in mobilità non sono le stesse che potranno agganciarsi alla pensione negli anni previsti di utilizzo degli ammortizzatori sociali. Di più: le parti sociali hanno proposto al Consorzio di risparmaire riportando all’interno alcuni servizi che erano stati affidati a ditte esterne e in questo modo qualche dipendente potrebbe essere reimpiegato con altro incarico. Che altro può succedere? Una serie di fattori concomitanti hanno messo in ginocchio quello che al’epoca d’oro dei consorzi era il fiore all’occhiello di questo sistema. Aveva anche resistito al fallimento del 1991 della Federconsorzi. Ma ora il declino appare senza ritorno. Di chi la responsabilità? Non solo della gestione che si è esposta in maniera vertiginosa con le banche garantendo cambiali rinnovate e mai estinte. Circola nell’ambiente anche una malcelata accusa alla Coldiretti, che avrebbe avallato la gestione attuale.

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