sabato 16 maggio 2009

Silvia Costa, l’Europa che si capisce

Lidano Grassucci

Arriva Silvia Costa, in corsa per le europee con il Partito democratico. La sede è quella del consigliere regionale del Pd, Claudio Moscardelli, nei pressi dei giardini pubblici a Latina, uno di quei palazzoni del ventennio dove ci puoi girare film del tipo “una giornata particolare” di Ettore Scola con Sofia Loen e Marcello Mastroianni, dove il mondo intorno stava all’adunata e li poteva nascere solo un amore solitario. Palazzi senza popolo, ma con il fascino el vuoto.
C’è il padrone di casa, Sesa Amici eputto del partito e candidato alla presidenza della provincia di Latina, ci sono alcuni candidti nei collegi della provincia, Bottan, Visari. C’è l’anima di quella che un tempo, quando c’erano i grandi partiti, è l’anima dei cattolici “sociali”, di quel mondo che vedeva la politica non come esercizio del potere, alla Andreotti, m come azione per cambiare il mondo. Ricordo la Costa giovane e affascinate deputato della Dc, anni 80. Quando parlava dimenticavi il resto, era preparata (giornalista de Il Popolo), era efficace nella dialettica, decisa. E fare politica, da donna, allora non era proprio una passeggiata. Parla dell’importanza dell’Europa. Spiega il fatto che se stiamo insieme da una manciata di decenni è la prima volta che in quella manciata di anni qui non ci siamo fatti guerra. “Dobbiamo attivare – spiega – tutte le possibilità per sviluppare ancor di piu’ l’integrazione, penso a potenziare i progetti Erasmus, quelli che fanno “scambiare” gli studenti del vecchio continente”. Dice che lei è: “Italiana, ma europea”. Come suona questa parola, europea. Chiedo ma perché votare voi e non li altri, quelli della Pdl? “Perché noi crediamo nell’europa, noi chiediamo piu’ europa, noi non abbiamo avuto paura dell’Euro, non abbiamo timori per il mercato unico”.
Durante la presentazione cita Aldo Moro, cita l’etica di servizio della Dc. Già, ma la Dc stava nel partito popolare europeo: “Già Castagnetti aveva segnalato l’involuzione conservatrice del Ppe, che cosa ha a che fare con la tradizione del Ppe la componente ex fascista, Forza Italia e gli altri conservatori”.
Allora azzardo: siete socialisti? “Tra di noi, nel Pd c’è gente che viene da quella tradizione. Ma tutti ci siamo impegnati ad aderire ad un gruppo che non è neanche quello socialista. Del resto l’ingresso di nuovi stati, oggi l’unione è a 27, rompe necessariamente i vecchi schemi. Noi non stiamo nella tradizione socialista, siamo altro, ma alleati con i socialisti”. Poi parla della necessità di affrontare i problemi delle nuove povertà che stanno tra il nord e il sud del mondo. Mi verrebbe da dire che erano le stesse parole che molti anni fa usava Willy Brandt, padre della socialdemocrazia tedesca ed europea, premio Nobel per la pace nell’81. Poi mi domando vedendo gli ex Pci, ma se lo chiedo a loro lo ricordano? Silvia Costa parla e si pure capisce quello che dice, parla e argomento con la facilità di chi ha la passione per la politica. Certo parla ad un pubblico amico, ma non la mena con i luoghi comuni. Parla la candidata alla presidenza della provincia, Sesa Amici, c’è una giovane candidata alla provincia, Claudia Bottan speriamo che prenda dalla Costa. Perchè una democrazia in cui una parte è destinata sempre a vincere e l’altra sempre perdere è, semplicemente, malata, e lei è un volto nuovo. Come la costa negli anni ‘80.

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