Lidano Grassucci
Se nasci tondo non puoi morire quadrato. Non mi è mai piaciuta la mediazione, quella cosa per cui c’è qualcuno che capisce le cose per te. Mi piace capire e sbagliare in proprio. E non mi piace la retorica, quelle parole vuote e roboanti che non dicono nulla. Naturalmente rivendico tutto di quel che ho pensato, anche quando penso sbagliato. Che cosa è che non mi piace? I moralisti, quelli che giudicano non potendo fare. Quelli che hanno una faccia di bronzo che nasconde il culo nudo dietro. Quelli che parlano parlano, ma non dicono mai nulla di originale. Quelli che scrivono ma non dicono, quelli che sono come certi piatti della cucina nuova, quella delicatissima perché non ha sapore. Non credo a questa melassa informe ed inutile, non credo all’Italia che sottende.
Credo in un paese leale, dove gli avversari giochino maschi ma guardandosi negli occhi, dove si giochi la partita della coerenza. Credo nell’Italia dei liberali che prima di tutto erano galantuomini. In un mondo in cui io non parlo, né commento, le cose che io stesso non farei.
Lo dico perché parteciperò a due convegni uno oggi sulla mafia a Fondi e un altro sulle energie alternative domani all’università. Sentirò tanti moralismi, tanti ragionamenti sulla “legalità”, sul fato che nulla è come si vede ma… dietro.
Credo che Andreotti e la sua corte siano stati, e siano, il cancro di questo mio paese. Credo che lui sia un giocatore politico scorretto, ma non è mai stato mafioso. E solo dei pavidi potevano accusarlo di quella infamia. Avrei voluto battere Andreotti e i suoi con un voto in più, non con le manette.
Sull’energia è la stessa cosa, tutti blaterano ma poi non scelgono. Come dico che la mafia a Fondi se c’è è problema di Carabinieri, dico che l’Italia deve tornare a produrre energia dall’atomo, che lo deve fare in fretta, che lo deve fare bene. E non vedo perché non si debba fare a Latina la mia città, anzi spero che qui si faccia con le stesse ricadute dell’impianto fatto a cavallo tra gli ani ’50 e ’60, quell’impianto che ci fece uscire dalla povertà, dal medioevo in cui eravamo sempre stati. Ci diede energia, ci fece capire che il mondo girava veloce e non lento.
Ma chi lo dirà, abbiamo paura. Diranno tutti che l’energia deve essere pulita, che la vita deve essere pulita. Già, nessuno si vuole sporcare più le mani.
Eppure una volta era un onore avere la faccia e le mani sporche. Credo che dobbiamo tornare a sporcarci le mani, dobbiamo rischiare e mettere la faccia. Le cose pulite cominciano a farmi ribrezzo.
martedì 21 aprile 2009
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